Siamo travolti dallo tsunami “GREEN PASS”, secondo la filosofia del danno minore, quella di restringere la libertà individuale per disporne del massimo possibile sul piano collettivo. Mediaticamente, un muro che inibisce la riflessione su altro di non secondaria importanza, anzi. Purtroppo la nostra memoria è corta, ma dodici anni fa i titoli in prima pagina erano diversi, perché a Kabul, c’era stato un grave attentato nei nostri confronti, rivendicato dai Talebani e in cui erano rimasti uccisi sei militari della missione italiana, oltre a quattro feriti. Oggi, venerdì 17, un buontempone mi ha mandato gli auguri, rimarcando giorno e data. Ieri, mentre Fauci ci lodava per la fermezza che stiamo usando nel promuovere la campagna vaccinale, Biden, ancora impregnato degli effetti catastrofici della fantozziana fuga dall’Afghanistan, ha dato, al solito senza preavviso, un altro annuncio compatibile con la confusione tra ideali traditi e strategia della tensione , paventando l’asse atomico sottomarino tra USA, Great Britain ed Australia, in funzione anti cinese, con tanti saluti all’Europa Comunitaria, vincolata peraltro ad un Patto Atlantico ormai da museo, tanto quanto l’adesione alla NATO, di cui festeggiamo il 70° della presenza nel Bel Paese, con il Presidente Mattarella, coinvolto nella cerimonia a Giugliano, presso la Base del Lago Patria.
Forse è venuto il momento di fare un respiro profondo e cercare di guardare in modo più realistico al nostro futuro, oltre al contingente quotidiano. L’esempio ci viene dall’emergenza energetica legata al caro gas e al caro nucleare, dove per un verso paghiamo dazio per i rapporti complicati da vincoli a senso unico, con i fornitori russi, libici ed algerini. Poi, chiediamoci cosa fare dell’energia prodotta in Francia con il nucleare di cui non vogliamo sentire parlare, ma che ci coinvolgerebbe, nostro malgrado, in caso di incidenti alle centrali. E visto che oggi – 17 venerdì – è il giorno giusto, voglio concludere, si fa per dire, in bellezza con la mondezza. Ormai siamo circondati e immersi nelle discariche, che ospitano rifiuti ovunque sia rimasto un buco, una ex cava, una voragine autorizzata o meno disponibile. Roma è esemplificativa del problema ineludibile di uno smaltimento inconciliabile tra metodo medievale, quello di vuotare il pitale dalla finestra e quello aggiornato, che vede i danesi fare sport sui piani inclinati del Termovalorizzatore cittadino, utile peraltro alla produzione di energia e servizi. Inquinate le falde e l’aria, deturpato il territorio, trasformato ovunque in terra dei fuochi, alla fine della fiera, con decenni di ritardi e danni irreversibili, quando sarà, approderemo obtorto collo alla soluzione del danno minore, appunto, memoria corta permettendo.