Ma siamo o no i fortunati cittadini del Bel Paese? Per questo, saremmo portati banalmente a pensare al cielo sereno e al mare azzurro, che fanno da cornice all’incredibile forma dello Stivale, alle meraviglie naturali e alle mirabilia dell’arte, al distillato della storia, che ci ha donato incomparabili palazzi e castelli, con il clima della festa fatto di melodie, profumi, colori… E invece? Macché, mentre piangiamo con il cinquantenne mantra del “Tuca Tuca” la scomparsa della Raffaella nazionale e internazionale, pendant di Raffaello, il pittore di Urbino, di cui lo scorso anno scadevano i cinquecento anni dalla nascita, festeggiamo in massa nelle piazze – in barba al COVID che c’è, ma non si vede – la vittoria all’italiana sulla Spagna al Wembley Arena. La politica impazzisce per un soprassalto di responsabilità sul tema dei diritti civili, sfidando il buon senso comune e rischiando di fare un imperdonabile autogol sull’approvazione o meno del disegno di legge Zan. La tempestiva discesa in campo della influencer più pagata al mondo ed opinionisti opportunisti stanno rendendo la materia, seria e delicata, cosa da trattare tal quale una carcassa al centro di una disputa tra iene… Dunque, mi chiedo dove sia il senso di responsabilità rispetto all’allarme socioeconomico, che presuppone unità funzionale, piuttosto che divisioni e dispute pretestuose. Continuo a pensare che il principio del merito, quindi delle priorità, dovrebbe essere sempre presente e illuminare la mente di chi esercita le massime responsabilità. E allora? Allora diamoci pure dentro con la questione dei diritti, ma ripartiamo dal rispetto e la dignità di base di milioni di persone che hanno il difetto o forse appunto il merito di non manifestare platealmente il proprio disagio e parlo della popolazione anziana, oltre i settanta anni di età, che non è supportata da pensioni decenti e da un welfare degno di questo nome, che da anni è in stato di abbandono, che scivola progressivamente nell’indigenza, che conclude male il proprio ciclo, condannata ad una ineluttabile fase catartica, privata dei diritti più elementari, quelli pur garantiti dalla Costituzione, per una pura e cinica convenzione tra enti e istituti, nella completa indifferenza delle Istituzioni. Se uniamo a questo il tremendo nodo delle disabilità, con famiglie devastate da problematiche e sofferenze inimmaginabili, forse cominciamo a capire che prima di accapigliarsi , di rischiare crisi inopinate, nel momento peggiore e per questioni che della forma fanno sostanza, dovremmo occuparci, senza se e senza ma, di quello che della sostanza fa la forma.