Italia, sugli stipendi è maglia nera: ecco la posizione del nostro Paese rispetto all’Europa
Quando si parla di stipendi e retribuzioni, l’Italia sembra non essere tra i Paesi fortunati. Secondo i dati più recenti diffusi da Eurostat, l’Italia si piazza agli ultimi posti nella classifica degli stipendi, soprattutto quando si considera il potere d’acquisto dei cittadini.
Questo significa che, pur avendo uno stipendio nominale, il valore reale di quello che gli italiani possono comprare con il loro reddito è ben inferiore rispetto a molti altri Paesi europei. Nel 2023, l’Italia ha registrato una retribuzione media di 24.051 Pps (Purchasing Power Standard), un valore che è almeno il 15% inferiore alla media europea che si attesta a 27.530 Pps.
Per chi non è familiare con il termine, il Pps è una moneta artificiale che permette di confrontare i redditi tenendo conto delle differenze nel costo della vita tra i Paesi. Questo significa che, se si prende in considerazione lo stesso potere d’acquisto, gli stipendi italiani risultano decisamente inferiori a quelli di molte altre nazioni, anche all’interno della Unione Europea.
Anche se guardiamo il dato in euro, la situazione non migliora. Il reddito netto medio per un lavoratore italiano si attesta a 24.206,84 euro, collocando il nostro Paese al 16esimo posto su 34 Paesi dell’OCSE, ben lontano dalle medie di Francia e Germania, che superano i 30.000 euro annui.
In particolare, la Francia si trova a 31.481,01 euro, mentre la Germania ha una media di 38.086,35 euro. Un divario che fa riflettere sulla competitività salariale italiana rispetto ad altri Stati.
Per avere un’idea più chiara della situazione, basta guardare i paesi che primeggiano in questa classifica. La Svizzera, per esempio, è il Paese con la retribuzione più alta, con 47.403 Pps, seguita dall’Olanda a 38.855 Pps e dalla Norvegia a 36.287 Pps.
Tra le maggiori economie europee, la Germania si mantiene in una posizione alta, con 34.914 Pps, mentre la Francia (come accennato) è a 28.481 Pps, appena sopra la media dell’Unione. Anche il Regno Unito registra una buona posizione, con 30.327 Pps.
Fuori dall’Europa, anche gli Stati Uniti non stanno troppo male, con una media di 33.955 Pps, mentre la Turchia si attesta a 31.865 Pps. Ma cosa ci dicono questi numeri? Se da un lato è chiaro che alcuni Paesi, come la Svizzera o la Norvegia, godono di un livello di retribuzione ben superiore a quello italiano, è interessante notare che anche le economie più grandi come Germania e Francia sono molto più avanti rispetto all’Italia, quando si tiene conto del potere d’acquisto.
Questi dati evidenziano un fenomeno che va al di là della semplice comparazione salariale: c’è un divario che si sta allargando tra l’Italia e molti degli altri Paesi europei. Con il costo della vita che continua a crescere, soprattutto nelle grandi città, questo abbassamento del valore reale degli stipendi si fa sentire quotidianamente.
La domanda sorge spontanea: cosa possiamo fare per ridurre questo divario? Il miglioramento delle politiche salariali, la lotta alla disuguaglianza economica e il sostegno alle piccole e medie imprese potrebbero essere passi importanti per far crescere i salari e migliorare la qualità della vita degli italiani.
Come vedremo nei prossimi anni, la sfida sarà anche quella di rendere il nostro Paese più competitivo sul piano delle retribuzioni, senza dimenticare il legame con il costo della vita che, oggi più che mai, rischia di compromettere il benessere di milioni di cittadini.
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