Irpef, presto l’aumento in busta paga: la decisione è clamorosa, ecco chi ne beneficerà
Le buste paga degli italiani potrebbero presto cambiare. Dopo i vari interventi fiscali degli ultimi anni, il governo sta preparando nuove modifiche che potrebbero influenzare la busta paga di tanti lavoratori. Tra le misure al vaglio, ci sono due proposte in particolare che potrebbero portare a un aumento, seppur parziale, degli stipendi di alcuni contribuenti.
Un primo tema riguarda i lavoratori con redditi tra gli 8.500 e i 9.000 euro, che sono stati penalizzati dalla riforma del cuneo fiscale approvata con l’ultima legge di bilancio. Questi contribuenti, infatti, hanno perso il famoso bonus di 100 euro al mese che, sotto il governo Conte, aveva visto un importante rafforzamento.
Un importo che, come ha sottolineato la sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, veniva dato grazie alla riduzione dell’aliquota contributiva. Con l’abolizione di questo meccanismo, i lavoratori coinvolti non ricevono più i 1.200 euro annui previsti dal trattamento integrativo, creando un disguido che il governo sembra pronto a sanare.
Il ministro dell’Economia ha dichiarato l’intenzione di intervenire per non “penalizzare” ulteriormente i redditi di questa fascia, con l’obiettivo di dare una piccola integrazione in busta paga. Si tratta di un intervento che potrebbe rappresentare una “riprova” per quei lavoratori che avevano visto annullarsi un beneficio che in qualche modo alleggeriva la loro situazione economica.
A questo primo intervento si affianca una proposta più ambiziosa, ma anche più costosa, che riguarda il ceto medio: un taglio delle aliquote Irpef per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. L’idea sarebbe di ridurre l’aliquota dal 35 al 33%, con una misura che, se realizzata, porterebbe benefici a molti italiani.
Ma non è tutto. Si discute anche dell’ipotesi di estendere la riduzione anche alla fascia di reddito tra 50.000 e 60.000 euro, che attualmente paga il 43% di imposte. Questo taglio potrebbe significare un risparmio significativo per i contribuenti che si trovano in queste fasce di reddito.
Secondo Marco Osnato, responsabile economico di Fratelli d’Italia, si tratterebbe di un’operazione “realizzabile”, con il governo che potrebbe concretizzare questo cambiamento in tempi rapidi, forse addirittura prima di Pasqua.
Ma, come spesso accade in politica, le parole devono fare i conti con la realtà delle coperture finanziarie. Osnato ha parlato di una possibile copertura delle misure tramite un miglioramento della lotta all’evasione fiscale e l’aumento degli introiti derivanti dal rientro contributivo, grazie al crescente livello di occupazione.
Ma se queste misure andassero in porto, cosa significa concretamente per le buste paga degli italiani? Ecco qualche esempio pratico, considerando le attuali aliquote Irpef (23%, 35% e 43%, a seconda del reddito).
Immaginate un lavoratore che guadagna 30.000 euro lordi: con un abbassamento dell’aliquota del 2%, potrebbe vedere un aumento di circa 40 euro all’anno. Se il reddito sale a 35.000 euro, l’aumento potrebbe arrivare a 140 euro all’anno, mentre per chi guadagna 40.000 euro, il beneficio fiscale sarebbe di circa 240 euro l’anno.
Se si decidesse di estendere la riduzione dell’aliquota anche ai redditi tra 50.000 e 60.000 euro, chi guadagna 55.000 euro potrebbe risparmiare circa 940 euro annui, mentre chi è nella fascia 60.000 euro beneficerebbe di un risparmio di circa 1.440 euro, ovvero circa 120 euro al mese.
Naturalmente, questi calcoli sono approssimativi, senza tenere conto di detrazioni o altre imposte aggiuntive, ma danno un’idea del possibile impatto di un intervento fiscale di questo tipo.
Il ceto medio si trova sempre più sotto i riflettori, e se queste modifiche si concretizzeranno, rappresenterebbero un segnale positivo per chi si trova a cavallo di quelle fasce di reddito che oggi sentono più di altri il peso delle imposte. Ma non è ancora detto che tutto questo si materializzerà. Come sempre, resta il nodo delle coperture economiche, e chissà se a fine legislatura il tanto atteso aumento in busta paga sarà una realtà o una promessa non mantenuta
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