Da sempre a sostegno delle iniziative ONA, oggi l’On.Le Boccuzzi ha risposto a questa interessantissima intervista che verte sulla situazione italiana in merito alla sicurezza nei luoghi di lavoro e sui provvedimenti da adottare per tutelare al meglio i lavoratori.
Noi oggi viviamo la disgrazia di avere a detta di molti la miglior legislazione a livello europeo e al contempo abbiamo una delle peggiori situazioni in Europa in termini di infortuni invalidanti o peggio mortali.
Un primo passo sarebbe, a distanza di ormai 11 anni dall’approvazione del Dlgs. 81, l’emanazione dei tanti decreti attuativi ancora mancanti.
Indubbiamente non sarebbe sufficiente, ma ritengo che i tempi della politica dovrebbero adeguarsi e non propagarsi troppo in la, tanto da far diventare superati i decreti a volte neppure emanati.
In questo non mi sottraggo dalle responsabilità della precedente legislatura in cui ho più volte rimarcato questa esigenza, purtroppo inascoltato.
La cultura della sicurezza non può e non deve essere una frase di cui ci si riempie la bocca solo dopo grandi tragedie ma deve riuscire a fare quel salto di qualità che si aspetta da decenni, passare dall’essere considerata un costo a diventare una forma di investimento e motore per lo sviluppo.
Chi taccia le sentenze di questi anni di opportunismo mediatico o peggio ancora le definisce sbagliate, sostenendo che in questo che le eccellenze su cui puntare in Italia esistono e non basta un abbassamento della tutela dei lavoratori per far diventare l’investimento conveniente.
Il dibattito è perennemente spostato su altri ambiti.
La sicurezza oggi nel nostro Paese viene identificata in tutt’altro argomento e la sicurezza nei luoghi di lavoro non ha l’attenzione che meriterebbe, nonostante un aumento anche importante degli infortuni.
In questi anni in molti si sono adagiati su un andamento degli infortuni in decrescita, senza considerare la corretta sinistrosità di quanto stava accadendo nel nostro Paese.
La crisi ha contribuito a questo calo; meno persone impegnate direttamente sul lavoro, perché in cassa integrazione o in mobilità, ovviamente danno una fotografia migliore di quella che si vive, tanto più bella quanto bugiarda.
Ho seguito i lavori dell’ultima legge di stabilità e non mi spiego il taglio ai premi INAIL e nel contempo la riduzione dell’importo di rendite ed indennizzi per infortunio e malattia professionale.
Immediatamente dopo la tragedia Thyssen a Camere sciolte, l’ultimo provvedimento del governo Prodi fu l’approvazione del decreto 81.
Non cosa di poco conto, anzi.
Un provvedimento che tenta di armonizzare tutta la precedente legislazione, a volte riuscendoci, a volte un po’ meno.
Credo oggi nessuno obietterebbe un’analisi approfondita del provvedimento, partendo dal presupposto che occorre indubbiamente sburocratizzare, ma questo non deve passare per un allentamento delle norme.
Abbiamo lavorato con l’avvocato Ezio Bonanni nelle ore più improponibili, di giorno e di notte per portare questo risultato a casa. Per decenni auspicato ma mai conquistato.
È stato un voto bipartisan che ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e di opposizione, per questa ragione ne vado ancor più orgoglioso.
“Tutti i lavoratori affetti da mesotelioma pleurico (c45.0), mesotelioma pericardico (c45.2), mesotelioma peritoneale (c45.1), mesotelioma della tunica vaginale del testicolo (c45.7), carcinoma polmonare (c34) e asbestosi (j61), riconosciute dall’INAIL di origine professionale, ovvero quale causa di servizio, hanno diritto ad essere collocati in pensione secondo le disposizioni di cui alla L. 222/84, in assenza di qualsiasi limite, di grado di inabilità e di anzianità anagrafica e contributiva, e con effetto immediato, e con quantificazione degli importi della prestazione, nella misura dell’80% della media delle retribuzioni percepite per attività di lavoro, con rivalutazione in base agli indici ISTAT”
Non credo ci sia da aggiungere altro.
Un diritto dovuto a chi è più debole, a chi vive maggiori difficoltà è stato riconosciuto.
Il mio impegno con l’ONA continuerà immutato, con un osservatorio diverso, partendo dalla Regione Piemonte ma per il ruolo che ho ricoperto in passato con una prospettiva comunque nazionale che possa portare in sinergia risultati per chi oggi è vittima di un infortunio o ha contratto una malattia professionale.
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