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Ambiente

Incendio di San Martino: il tetto era di amianto

Istituita l’unità di crisi dell’ONA per l’incendio di San Martino

Continuano a divampare in tutta Italia incendi, purtroppo con esito in alcuni casi luttuoso. Come si è verificato, tra l’altro, anche nella città di Latina nella giornata del 2 agosto. Questi fenomeni non risparmiano la Toscana, ed in particolare la Maremma, dopo che un altro incendio che si è sprigionato sempre il 2 agosto presso la discarica in Scapigliato, nei pressi di Cecina.

È allarme quindi in provincia di Livorno, ma anche a Grosseto per via dell’ incendio di San Martino, alle porte della città, con un incipiente rischio amianto e altre sostanze cancerogene che si sono generate dalla combustione dei diversi materiali.

Provvidenziale l’intervento dei Vigili del Fuoco

Le fiamme sono state domate grazie all’intervento di 9 mezzi dei Vigili del Fuoco, provenienti anche dalla vicina Piombino.

“Ancora una volta ci poteva essere maggiore prevenzione, sia rispetto al rischio. Sia soprattutto al rischio cancerogeno da esposizione ad amianto dei Vigili del Fuoco intervenuti massicciamente sui luoghi dell’incendio. Questo dimostra che purtroppo non c’è quella necessaria attenzione che dovrebbe essere riservata alla tutela della salute di questi fondamentali operatori. Come tutti gli altri che operano nel comparto sicurezza.” Dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

L’associazione ha ricevuto numerose chiamate da cittadini preoccupati per la possibile propagazione di polveri e fibre di amianto nell’abitato di Grosseto. Per questi motivi è stata costituita una unità di crisi attraverso il coordinamento e disponibilità del Sig. Antonio Dal Cin. L’unità di crisi è supportata dall’attività professionale del Dott. Ugo Corrieri, medico psichiatra, che attraverso l’Osservatorio Nazionale Amianto si è posto a disposizione di tutti i cittadini.

Le richieste avanzate dall’associazione al Governo Nazionale

In una nota congiunta a firma del Sig. Antonio Dal Cin e della Sig.ra Antonella Franchi, l’Osservatorio Nazionale Amianto reitera le sue richieste al governo nazionale e a tutte le autorità.

“È necessario che siano impiegati tutti gli uomini a disposizione. Complresi coloro che appartengono alle Forze Armate. Uomini che con i loro mezzi e tecnologie all’avanguardia, possono non solo controllare il territorio, ma anche intervenire tempestamene per poter arginare questi fuochi che costituiscono un gigantesco rogo. Questo fenomeno sta mandando in fumo quasi tutta Italia. Una terra dei fuochi che si estende ormai dalla Val D’Aosta alla Puglia, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia. Non risparmia nessun angolo della nostra amata Italia. Intanto l’Osservatorio Nazionale Amianto ha allertato tutte le strutture territoriali, e quindi anche le c.d. Guardie Nazionali, per rendere supporto all’attività delle forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco”.

Sul fatto che i Vigili del Fuoco saranno sottoposti a screening sanitario e la richiesta di estendere tali controlli anche alla popolazione.

Incendio di San Martino: non si muore solo di amianto

Anche perché l’ONA ricorda che non si muore solo di amianto. Anche la combustione di materiale plastico (PVC) provoca la formazione di diossine, che sono cancerogene, e provocano diversi cancri (tanto è vero che è inserita dallo IARC nel Gruppo I dei cancerogeni), come Seveso insegna.

Quindi l’Osservatorio Nazionale Amianto lancia l’allarme anche per quanto riguarda le diossine e gli effetti sulla salute umana che si sommano a quelli dell’asbesto e degli altri agenti patogeni e cancerogeni che si sono diffusi nell’ambiente in seguito all’ incendio di San Martino.

Conseguenze dell’esposizione ad amianto

L’amianto provoca patologie fibrotiche (asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici) e cancerogene (mesotelioma, tumore polmonare, cancri degli altri organi delle vie aeree e gastrointestinali) con tempi di latenza che possono arrivare fino a 40 anni.

Non sussiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla e anche poche fibre possono essere sufficienti per provocare il mesotelioma e altre gravi patologie.

L’ONA stima che solo in Italia, nel 2016, sono decedute più di 6.000 persone per esposizione ad amianto.

Conseguenze dell’esposizione e ingestione di diossine

Le diossine hanno un effetto cancerogeno ritenuto causa di linfomi e tumori ai tessuti molli data la tendenza ad accumularsi nelle cellule adipose e determinano alterazioni epatiche, neurologiche e polmonari. Molto diffusi sono anche i rischi cutanei.

Determinano interferenze con il funzionamento cellulare provocando l’alterazione delle ghiandole endocrine, soprattutto tiroide, timo e ipofisi, con un’azione pre-cancerogena, con squilibrio ormonale, rischio di malformazioni genetiche fetali. Possono causare disturbi della crescita e dello sviluppo psicomotorio e determinare sterilità e scarso sviluppo dell’apparato riproduttivo.

Osservatorio Nazionale Amianto

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