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IL CORAGGIO DI ESSERE OTTIMISTI

Ho sempre pensato che bisogna avere il coraggio di essere ottimisti, di vedere il bicchiere  mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto. Per questo, quando l’Editore, Antonio Geracitano, mi ha coinvolto in una riflessione sulla sua intrapresa mediatica,  a costo di apparire banale e scontato, facendo riferimento ad Ardea, Pomezia, Lavinio ed Anzio,  il pensiero è corso  al mito di Enea e a Lavinia, all’Imperatore Augusto, mentore del poeta Virgilio e della sua opera immortale, l’Eneide, su cui  Roma imperiale fondò la suggestiva sacralità delle sue nobili origini.  Oggi,  il territorio, l’antico crogiolo con le componenti rutule, latine, volsche in cui Enea trasfuse la sua cultura orientale, determinando la incredibile combinazione alchemica, che ha originato la civiltà occidentale è ancora straordinariamente carico delle sue potenzialità. La vetusta linea di costa è ben  riconoscibile, anche per i semplici toponimi  e le fantastiche testimonianze di una realtà capace di resistere alle ingiurie del tempo. Anzio, come avversaria di Roma, che visse il dramma di  Gneo  Marcio “Coriolano”, volsco, generale romano, anziate di adozione e Anzio usbergo di Roma sul mare, protagonista delle guerre puniche, Anzio che dette i natali a Tiberio e a Germanico, come a  suo figlio Caligola, che pensò di trasferirvi la sede imperiale e allo stesso  Nerone. Quindi la Anzio vissuta da Vespasiano, Tito, Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino, Pio, Commodo e Settimio Severo.  Amata da Cicerone,  Antium-Anzio, che era all’epoca  in un unicum territoriale con l’attuale Nettuno, dal Fiume Astura al Fiume Incastro, dove sorgeva Castrum  Inui, antico Porto di Ardea.  Ad oggi, Anzio  non ha perso assolutamente i fondamenti della sua naturale vocazione, quella di sede elettiva rispetto alla storia, che vede nel piccolo grande Mare  Mediterraneo il fulcro del divenire.   Antium fu il vero Porto strategico di Roma e i romani ne serbavano perenne memoria con i “rostra” delle navi da guerra anziate, posti nel Foro.  Roma, senza Anzio non sarebbe mai stata una grande potenza e non avrebbe potuto espandersi verso gli altri lidi, lungo i  litorali del “Mare Nostrum”, sino alle “Colonne d’Ercole”.  I Cesari erano ben consapevoli di quanto fosse importante il territorio tra   Lavinio ed Anzio e di quanto fosse strategico il Porto di quest’ultima, tanto che addirittura ipotizzarono di spostarci la Capitale dell’Impero.  Il rapporto poi con l’entroterra era consacrato dalla specularità con il grande Tempio della Dea Fortuna Primigenia, posto sulla sommità di Praeneste e che con il suo fuoco perenne indicava la rotta agli antichi naviganti.  Ma perché è importante mantenere questa visione quasi onirica, ma fatta di realtà storiche culturali formidabili?  Perché dobbiamo procedere, orientandoci tra passato e futuro, anche con il nostro Periodico, frutto di passione ed impegno ?  Perché, abbiamo la necessità di svincolarci da lacci e lacciuoli, dalla zavorra del pessimismo e dalla ignoranza delle proprie nobili origini, di prendere consapevolezza della forza rappresentata dalle risorse naturali, dal patrimonio umano e da quelle componenti che appaiono imponderabili, ma sono latenti, pronte a manifestarsi allorquando si sia capaci di esorcizzarle.  Diciamo che Anzio, detentrice a giusta ragione di una Bandiera Blu, simbolo di purezza delle sue acque e della qualità delle sue risorse sul territorio, deve ripristinare il suo ruolo di Città leader in piena alleanza con le altre realtà del Litorale. La Città dei Cesari  ha tutte le carte disponibili, da poter mettere presto in regola, affinchè il  Litorale  torni al ruolo di Costa onusta e vitale a sud di Roma, riassumendo quel titolo che gli fu conferito storicamente da ben quattordici Imperatori, quello  di Costa Imperiale.
Veturia madre di Gneo Marcio Coriolano, lo implora
di non invadere Roma (527 a.C. – opera di Nicolas
Poussin – 1652).

Dunque,  se i nostri partner istituzionali, sociali, commerciali, i nostri cittadini lettori sono disposti a recuperare quel blasone, che loro compete, magari possiamo immaginare che  il nostro impegno mediatico possa servire da benefico enzima, da lievito per un rapido recupero d’identità e di ruolo, di sviluppo generale, con ricadute sociali, economiche, culturali.  Del resto, se il nostro “petrolio” è il turismo, cosa ci manca?  Dobbiamo soltanto decidere di cavarlo fuori, di proporre il nostro territorio come quel tesoro che molti ignoravano e tuttora ignorano di avere in casa. E’ vero, occorre fare molte cose, realizzare una quantità di riforme e infrastrutture, ma noi pensiamo che soprattutto conti avere una idea forte alla base, un disegno ben chiaro, un progetto ambizioso ma legittimo, quello di riappropriarci della storia passata e di un futuro che non ci può e non ci deve essere rubato.  Nel fare la prima riunione di Redazione dell’ECO, non vi nascondo di essermi emozionato nel vedere quanti personaggi di ogni età, sesso e condizione vi sono coinvolti,  animati tutti da quella misteriosa energia che alimenta la curiosità e la voglia di tramettere la conoscenza, che ha guidato e sostenuto sempre anche me dal 1960 in poi, dai Giochi Olimpici di Roma, al Corriere dello Sport, all’Agenzia Italia, alla RAI, alla Gazzetta dello Sport e in tante altre redazioni.  Non vi nascondo, che questa nuova opportunità mi appassiona tanto quanto se non di più di quando mi trovai idealmente al fianco di Reinold Messner nella sua epica traversata dell’Antartide, spingendo a piedi la propria slitta.  Comunque, è venuto già il tempo di rimboccarsi le maniche e di ragionare da subito in grande. Sentiamo parlare di Porto, di Porto Turistico, bene, che si affronti la questione, partendo dal presupposto che un polo attrezzato e in grado di attrarre grandi flussi, potrebbe ingenerare proprio quel ritorno all’antico ruolo, che sembra oggi una utopica rivoluzione copernicana , ma non lo sarebbe. Diciamo che la Costa Imperiale potrebbe rivendicare molte importanti azioni risarcitorie nel campo della mobilità, del risanamento ambientale, della liberazione da ormai inutili servitù militari, della restituzione e del restauro di beni culturali fondamentali per la identità storico culturale del territorio, del recupero in termini utili ai servizi per la collettività di tutte le strutture industriali in odore di degrado, testimonianza di un non lontano cattivo uso di risorse pubbliche.  L’immenso patrimonio verde, l’ininterrotta linea costa, un mare da rendere avvicinabile e fruibile con interventi rispettosi, costituiscono una fonte irrinunciabile di ricchezza in termini di diversità, rispetto alla situazione a nord del Tevere.  Sì, perché paradossalmente è il Fiume che deve il nome al re dei  Vejenti, l’etrusco Tebro, che ha creato dalla notte dei tempi questo paradiso di sabbia, in combinazione con  altri semidei, i vulcani: prima il Sabatino che lo spinse a sud sin verso Tor Caldara e poi il Laziale che lo respinse  verso nord.  Così la Costa Imperiale è una magia

scaturita dal  titanico contrasto tra acqua e fuoco, tra gas sulfurei,  limo, tufi e basalti, così da Anzio ad Ostia tutti siamo eredi in linea diretta di un tumultuoso recente passato, almeno secondo i tempi geologici.  Ma allora, perché non rilanciare il gioco, vantando le nobili origini e mettendo in campo quegli attributi, che hanno fatto la fortuna di altri luoghi non più dotati di Anzio e della Costa Imperiale, sino a Tor San Lorenzo ed ai suoi meravigliosi Giardini della Landriana, esemplificativi della valorizzazione possibile del territorio.  Parlo di Montecarlo e del Principato di Monaco.  Chi c’è stato e lo conosce sa che il valore, aggiunto a quel poco di territorio che c’è, dipende tutto dalla sua nobile storia e dalla illuminata strategia della speculazione sulla qualità e sul lusso.  Bene, cosa manca alla meravigliosa Costa Imperiale, che dalla Torre Astura traguarda Nettuno, Anzio, Lavinio, Pomezia ed Ardea ?   Facciamo del nostro Giornale “ECO” un vessillo dell’ ottimismo e della volontà, di virtù positive, di entusiasmo e raccogliendo ogni istanza, suggerimento, alito di energia disponibile, coaguliamo lo straordinario patrimonio di risorse umane, che attende soltanto di essere svincolato, messo in condizione di esprimersi, di far salire il livello della propria proposta, della propria e altrui qualità di vita. Liberiamoci dalla deprimente idea, che qualcuno ha voluto attribuire nel tempo  a questo meraviglioso territorio, quella di una disseminazione di quartieri dormitorio e di seconde case disabitate per gran parte dell’anno. Antium e il suo Litorale, la sua Costa Imperiale, devono tornare ad essere la meta ambita del suo naturale bacino d’utenza, che è quello dei romani e dell’area metropolitana , nonchè una nuova straordinaria opportunità per il turismo internazionale, in occasione del prossimo Giubileo e nella prospettiva dei Giochi Olimpici 2024.  Ma poi, oltre agli straordinari luoghi archeologici, alle sedi museali, alle torri, ai castelli ed alle ville, alla tradizione gastronomica, alla ospitalità disponibile in hotel e agriturismo, proviamo a pensare cosa potrebbe accadere se la stagionalità fosse rivoluzionata da attività ed eventi calendarizzati sui 365 giorni dell’anno, se si trattasse di progettazioni di alto e internazionale profilo, se la scienza buona, quella delle energie alternative e rinnovabili, se il bio e il bello si coniugassero attraverso la ricerca, collegata con poli specializzati, espressione delle cinque Università di Roma ed altre sostituendo e integrando parte delle industrie ormai  stanche o in disarmo, che hanno fatto il loro tempo nel pometino.  Che ne direste di creare un polo culturale diffuso con sezioni dislocate lungo la Costa Imperiale, secondo l’usanza scandinava di collocare musei e biblioteche in grandi parchi, dove si arriva a piedi o in bici ? Alessandria d’Egitto era famosa per il suo Porto, ma anche per la sua Biblioteca dotata di settecentomila volumi.  Ad Anzio, Cicerone, volle riunire nella sua villa nei pressi del Fiume Astura, quello che gli restava dei suoi libri,  dopo le distruzioni subite a Roma: recuperiamolo alla nostra causa e intitolandogli un Centro Studi, Documentazione e Ricerche, una Biblioteca degna del suo nome, coinvolgendo la collettività internazionale, che non deve ricordare Anzio e le sue spiagge soltanto per lo sbarco alleato nella Seconda Guerra Mondiale. Oltre a Cicerone, potremmo scomodare Lucullo, piuttosto che Mecenate, tra quelli che hanno vissuto nella splendida Antium.  Tornando al Litorale, alla Costa Imperiale, da Nettuno ad Ardea, sappiamo dell’idea di creare una percorso ciclabile da Civitavecchia e ancora più a nord, da Montalto di Castro, per arrivare a Minturno, ovvero dal Fiora al Garigliano. Bene,

allora, su questa variabile alternativa alla Via Francigena, proposta a breve, in funzione del prossimo Giubileo indetto da Papa Francesco, pensiamo a quante opportunità potremo dare a agli appassionati, che inviteremo a visitare e a percorrere la linea di Costa Imperiale a piedi, di corsa e in marcia, in bici, in barca, a cavallo, sui pattini o magari in auto, per fare tappa con appuntamenti legati al ballando/ballando, pescando/pescando, gustando/gustando,  acquistando/acquistando…  Saranno magari appuntamenti ECO, proposti e promossi con la nostra collaborazione. In ogni caso, sarà importante e determinante creare gli eventi attrattori di concerto con gli operatori del turismo, della cultura, dello sport, del commercio, richiamare ad Anzio  grandi progettisti,  grandi architetti,  grandi investitori per immaginare il nostro futuro, tanto importante quanto lo è stato il nostro passato.  Sicuramente quello che fece Nerone per il suo Palazzo e il Porto, quello che fece in modo sistemico e vincente Traiano con Apollodoro di Damasco,   lo  potremmo fare noi con voi, facendo leva, secondo la formula archimedea, su di un punto di appoggio, assolutamente compatto, forte e coeso, com’è L’ECO DEL LITORALE.

Ruggero Alcanterini

Virgilio
compone l’Eneide ispirato dalle Muse Clio e Melpome
ne – Mosaico del III Scolo d.C. ( Museo del Bardo
Tunisi).
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