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HAMMAMET, CRAXI, IL SOCIALISMO, L’ITALIA DI IERI E DI OGGI, UN BEL FILM

 

Sì, non ci rimane che andare il cinema per assistere alla miracolosa trasmutazione di Favino … Così, si celebrano in qualche modo in anticipo i venti anni della scomparsa di Bettino Craxi e i ventotto dall’inizio della catastrofe italiana, ovvero da quando avvenne l’arresto di Mario Chiesa, Presidente del Pio Albergo Trivulzio, dando praticamente l’avvio ad una azione sistemica, che soltanto a Milano portò ad indagare e in parte ad arrestare quattromilacinquecento quadri dei partiti di governo, ovvero di tutti i rappresentanti della politica, salvo quelli della Lega Nord, della destra storica e i vertici del PCI. I risultati e le conseguenze di quella mattanza nazionale – con più assolti che condannati e che mise sotto uno schiacciasassi la Prima Repubblica – sono un dato oggettivo, ma ancora non siamo in grado di decifrarne compiutamente la ratio e il vero obiettivo , posto che la corruttela è cresciuta geometricamente a tutti i livelli e ben oltre i nuovi partiti, che sono passati dal finanziamento pubblico ad una nebulosa, mentre il sistema super burocratizzato degli appalti, anche in virtù dei veti incrociati tramite TAR e negazione della qualità con la regola del massimo ribasso, hanno portato al collasso gestioni e servizi essenziali per i cittadini. Tre anni dopo l’arresto di Chiesa per una tangente di sette milioni e cinquecentomila lire, equivalenti a meno d quattromila euro, mi venne anticipato da un commissario di PS di Milano, durante un convivio estivo da Pro Loco in Umbria, quello che poi reti TV raccontarono, facendone uno scoop, ovvero che era tutto organizzato, che il trappolone era stato preparato con cura e che il Chiesa era soltanto il primo estratto della lista disponibile, quindi beneficiario di una busta con banconote siglate e fotografate, ascoltato in diretta dal PM Di Pietro tramite una stilo spia addosso al “corruttore” e arrestato un minuto dopo l’avvenuta consegna del “malloppo”, in flagranza di reato. In conseguenza di quella azione decisa dal Pool di Milano, degna dell’Agente 007, prese avvio l’Operazione MANI PULITE e il sistema dei partiti italiani, fondato di fatto sulle tangenti, si accartocciò su se stesso e andò giù peggio delle case con il terremoto. Morti e feriti, imputati colpevoli e innocenti, ma soprattutto gli italiani, vittime del prima e ancor di più del dopo, per la discutibile gestione che si fece dell’operazione, simile ad una gigantesca “gate” all’americana. Onestamente, va riconosciuto che la massima che sconsiglia la cura “quando è peggiore del male” ha un senso, se consideriamo , al di la delle giustificazioni dei soloni dell’economia, anche consulenti di banche e agenzie della finanza internazionale, che i nostri guai sono iniziati giusto nel febbraio 1992 , quando l’Italia era a buon titolo uno dei Paesi leader della industria mondiale, di diritto nel G7 e soprattutto star dei prodotti di eccellenza, del turismo, della cultura e delle grandi opere nel mondo. Quando Raul Gardini, mecenate della vela con “Il Moro di Venezia”, sfidava a tu per tu gli americani nell’America’s Cup e irrompeva con le sue aziende a sostegno dell’agricoltura russa in crisi non faceva certo piacere alla concorrenza, come era accaduto decenni prima per Mattei nella disputa del petrolio con ENI, contro le Sette Sorelle. La stessa morte tempestiva di Raul, come quelle di Cagliari e Castellari, lasciò incomplete le indagini sulle tangenti Enimont (centocinquanta miliardi di lire/settantacinque milioni di euro in deposito presso la banca di monsignor Marcinkus, lo IOR) e salvi una parte dei beneficiari, mai rivelati. Prima gli stilisti e gli assi del design italiano dominavano la scena internazionale e Bettino Craxi manifestava ambizioni pari alla sua statura fisica, al vertice della socialdemocrazia mondiale. Dopo, con la Caporetto della Prima Repubblica, furono rapidamente svendute o smantellate grandi aziende industrie dello Stato e infine rinunciammo a battere moneta, lasciando a Banca d’Italia un ruolo quasi coreografico, a parte i lauti stipendi di dirigenti e funzionari. Adesso, qualcuno ancora spiega che per abbassare il debito fuori controllo dovremmo ancora privatizzare, ovvero vendere gli ultimi gioielli di famiglia, mentre la Magistratura riprende a mandare segnali, avvisi alla politica, non soltanto per questioni di danaro , con l’inevitabile ulteriore abbassamento del livello di qualità, già al limite dell’impossibile, posto che per fare i deputati e i senatori si rischia di ricorrere alla lotteria, mentre mettere la fascia da sindaci equivale a mettere la testa sul ceppo. Ormai la sfida è aperta e internazionale. Ieri i magistrati hanno manifestato con i cartelli in piazza, a Varsavia, contro le interferenze dei governi “sovranisti” in materia di giustizia . E’ un film già visto, come Hammamet, appena uscito: chi sopravviverà vedrà…

Ruggero Alcanterini

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