Legambiente: «Basta opere inutili lungo tutta la costa della regione che aggravano l’erosione costiera e creano notevoli danni all’ambiente e alla biodiversit
Nel Lazio, secondo uno studio di Legambiente, nei decenni scorsi ben il 63% degli oltre 300 chilometri di paesaggi costieri sono stati trasformati da case, alberghi, palazzi, porti e industrie. Un attacco senza sosta agli ambienti dunali e costieri della regione che costituiscono uno dei complessi ecologici terrestri più delicati e caratteristici sotto il profilo paesaggistico e della biodiversità. Spiagge e ambienti dunali che stanno scomparendo, così come le praterie di Posidonia, a causa della cementificazione, della scarsità di apporto di materiali sabbiosi dai fiumi e come conseguenza della realizzazione di barriere rigide a mare che hanno contribuito ad ampliare il fenomeno.
È il caso ad esempio della costa di Fregene, frazione del comune di Fiumicino, dove oggi si è concentrata l’attenzione di Legambiente in occasione del passaggio della Goletta Verde, la storica imbarcazione ambientalista che da oggi a venerdì farà tappa a Ostia (Porto di Roma). I volontari dell’associazione hanno esposto lo striscione “Giù le mani dalla costa” per denunciare i continui attacchi alla costa laziale.
L’associazione, nel corso di un incontro con cittadini, associazioni e comitati, ha espresso la propria contrarietà al progetto di realizzazione del nuovo porto a Fiumicino, che comprometterebbe ulteriormente il tratto di costa da Fiumicino a Passoscuro, già segnato da fenomeni di erosione costiera.
Legambiente ha inoltre denunciato la possibile violazione del diritto comunitario per la realizzazione dei lavori di rinforzo alla foce del canale “collettore generale Acque Alte” (RM), nell’area del Sito di Interesse Comunitario della Rete Natura 2000 ricadente nell’Oasi Naturale WWF di Macchiagrande. Qui, infatti, nel corso degli ultimi dieci anni con l’intento di contrastare i fenomeni erosivi la Regione Lazio, di concerto con l’Ardis, ha messo in opera diversi interventi di difesa della costa concentrati nel tratto compreso tra Fiumicino e Fregene (scogliere frangiflutti, barriere soffolte e pennelli), l’ultimo addirittura a febbraio scorso. Da diversi mesi associazioni, cittadini e operatori economici della zona, balneatori – che hanno animato il Comitato “Salviamo la spiaggia di Fregene” – hanno già raccolto 10mila firme per chiedere di fermare queste opere.
Legambiente nel maggio scorso ha inviato una denuncia alla Commissione delle Comunità Europee a Bruxelles e per conoscenza alla Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e alla Presidenza Regione Lazio. Missiva alla quale per ora non è arrivata risposta, se si esclude una nota del Ministero che chiede agli enti interessati (Wwf e Regione) di approfondire la questione. Nello specifico Legambiente ha chiesto di accertare eventuali responsabilità, a tutti i livelli, per il rispetto del diritto comunitario all’interno del SIC di Macchia Grande di Focene e Macchia dello Stagnetto e valutare l’avvio della procedura d’infrazione delle direttive europee sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.
«Gli interventi realizzati e quelli in programma non solo non risolvono il problema, a Fregene così come altrove, ma spostano banalmente l’erosione nei tratti di costa immediatamente successivi a quelli interessati da barriere – afferma Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio -. Il litorale dell’Oasi di Macchiagrande è interessato da evidenti fenomeni erosivi, con arretramenti della costa anche di decine di metri, intensificatisi proprio dopo la posa di nuovo cemento alla foce del canale; opere che andava sottoposta a valutazione di incidenza, vista la prossimità al SIC. Inoltre la Regione Lazio si appresta ad avviare altri lavori che prevedono la posa di una struttura reversibile definita geo-tubo. Oltre a progetti del genere, chiediamo alla Regione di accelerare per affrontare il problema alla radice, in primo luogo con progetti di rinaturalizzazione degli alvei fluviali da concretizzare tramite i Contratti di Fiume, permettendo ai corsi d’acqua di ricominciare nell’apporto detritico indispensabile al mantenimento delle spiagge; ma anche difendendo gli ambienti dunali e naturali del litorale, a partire dalle aree protette, in modo da mantenere viva la protezione delle spiagge e l’enorme riserva di sabbia che questi costituiscono”.
«Con l’arrivo di Goletta Verde ribadiamo le nostre perplessità al moltiplicarsi di opere che continuano a cementificare e artificializzare la linea di costa, spostando semplicemente nel tempo e nello spazio il problema dell’erosione ma senza mai affrontarlo seriamente – aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile Mare di Legambiente –. Si tratta purtroppo molto spesso di interventi, come le barriere, ritenute ormai superate nella concezione dalla maggior part della comunità scientifica, che non solo non sono risolutivi per contrastare l’erosione costiera, ma che si rivelano anche dannosi per l’ambiente».
Dal 2009 al 2013, secondo l’elaborazione di Legambiente su dati della Regione Lazio, sono stati investiti una media di 10 milioni di euro l’anno, con l’esclusione dei fondi europei, per interventi, almeno nelle intenzioni, di difesa delle coste e dello sviluppo sostenibile degli ecosistemi marini. Altri 64 milioni di euro sono stati già inseriti nel bilancio 2016–2018 per finanziare (con fondi nazionali, regionali e europei) 45 azioni. Nel frattempo l’erosione costiera continua a interessare molte altre aree della costa laziale. Le dune mediterranee, rimaste a Capocotta, Latina, Sabaudia, Gaeta e poco altro, sono state sostituite dal cemento e le città hanno invaso tutti i litorali. Sono proprio le dune a proteggere dai venti dell’entroterra le spiagge, garantendo anche un ricircolo e nuovi materiali sabbiosi; la costruzione di ogni singolo edificio che negli hanno ha sostituito una porzione dunale, è stata indirettamente responsabile di un pezzo del fenomeno erosivo. Ad ogni nuovo cemento in acqua è arrivata anche la scomparsa di ettari di prateria di Posidonia oceanica, una pianta acquatica fondamentale sia per la riproduzione della fauna ittica che per la sua azione di freno all’erosione.
Dopo il passaggio a Fregene la Goletta attraccherà in serata a Ostia – Porto di Roma, dove resterà fino a venerdì 6 luglio. Un tour – realizzato anche grazie al sostegno di CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio (La Nuova Ecologia e rinnovabili.it sono invece media partner) – che anche quest’anno ha l’obiettivo di denunciare le minacce ai mari e alle coste italiane, purtroppo da tempo ben noti, a partire dalla maladepurazione che in Italia continua ad essere un’emergenza irrisolta.
Giovedì 5 luglio
ore 11.00 incontro – Incontro Marine Litter e Comuni Plastic Free
Presentazione del protocollo della Regione Lazio e delle attività di Legambiente
Saranno presenti: Massimiliano Valeriani, Assessore Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio; Maurizio Gubbiotti, Presidente di RomaNatura; Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio; Serena Carpentieri, Vicedirettrice nazionale di Legambiente; Cristiana Avenali, responsabile ufficio di scopo Piccoli Comuni e Contratti di Fiume della Regione Lazio; Circoli Legambiente Litorale Romano e Terracina; rappresentanti di Pescatori e Diving della costa.
ore 18 – 20 Visite a bordo di Goletta Verde
Venerdì 6 luglio
ore 10.30 presso stabilimento balneare Mediterranea di Ostia
Lancio campagna “Usa e Getta No grazie” di Legambiente
ore 18 – 20 Visite a bordo di Goletta Verde
Martedì 10 luglio
ore 11.00 presso sede regionale Legambiente Lazio (Via Firenze, 43)
Conferenza stampa di presentazione dei risultati del monitoraggio delle acque realizzato lungo le coste laziali
ore 17 iniziativa a Terracina
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