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Benessere

Glicemia e dieta su misura: basta un algoritmo per dimagrire e vivere più sani e belli

Sentirsi in forma è una questione di misure. Dimensioni. Numeri. Non sgranate gli occhi se dovete dire addio alla bilancia e infilatevi piuttosto al braccio un glicometro (è un presidio medico). Toglietevi dalla testa l’idea di mettervi a dieta per sentirvi più attraenti e non pensate agli alimenti “buoni” e a quelli “cattivi”: non esistono. Perché un gelato al cioccolato può far ingrassare Lucia e far dimagrire invece Maurizio. Strano, ma vero. Lo dice uno studio israeliano del Wizmann Institute of Science, in collaborazione con i laboratori di ricerca guidati da Eran Elinav e Eran Segal, autori anche del libro “La dieta su misura” (Sperling & Kupfer). Ma siccome il titolo può essere fuorviante, in quanto si parla piuttosto di nutrizione personalizzata, bisogna chiarire che il segreto di un sano corretto stile alimentare è nella scelta dei cibi più salutari per qualcuno e dannosi per qualcun altro. Ecco spiegato il motivo per cui alcune persone ingrassano e altre dimagriscono mangiando lo stesso piatto di pasta. È il risultato ottenuto dal medico Elinav e dall’informatico Segal che hanno “misurato” – mediante l’indice glicemico – la reazione delle persone a ogni cibo. Motivo per cui la giornalista Annalisa Manduca è perplessa nel raccontare che, da quando ha letto il numero (alto) sul glucometro dopo aver mangiato la mozzarella napoletana, deve limitarne il consumo. Mentre può invece assaporare senza problemi di quantità le sfogliatelle. Lo ha testato sulla sua pelle, prima di moderare martedì 22 maggio la presentazione del libro di Sperling & Kupfer al Reale Yacht Club Canottieri Savoia. Altra invece è stata la reazione di Paolo Fulci, presidente di Ferrero Spa – Alba che, nel Centro Congressi Federico II di Napoli, durante la presentazione dello studio CAPRII (Children Alimentary Personalized Research Italy Israel), leggendo l’apparecchio ha esultato: “Due babà e il mio glucometro segna soltanto 122! Mia moglie non potrà più impedirmi di mangiare babà!”. Fulci, ex ambasciatore presso le Nazioni Unite, ha accettato di prestarsi al test della dieta su misura, ma c’è da dire anche che Ferrero sostiene il progetto italo-israeliano Caprii, il primo progetto pilota internazionale Italia-Istraele sulla personalizzazione nei bambini della dieta mediterranea. Le chiacchiere stanno a zero: non resta che puntare sulla glicemia post prandiale individuale e sull’attività del microbiota che, con i suoi 2 chili di peso (colpa dei 10mila specie diverse di microrganismi che può ospitare), è determinante per certificare il nostro stato di salute. La risposta? È in un algoritmo messo a punto dai due dottori per ottimizzare la scelta dei cibi in base alle risposte glicemiche.

La dieta personalizzata – ha spiegato la prof.ssa Annamaria Staiano del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Sezione di Pediatria presso l’Università di Napoli “Federico II” e Vice Presidente SIP (Società Italiana di Pediatria), coautrice dello studio CAPRII – è un’intuizione speciale che dimostra come anche lo stesso alimento produca effetti diversi, in persone diverse. Gli effetti non dipendono solo dal cibo, ma anche dalla persona che lo assume. Ognuno reagisce in modo differente e individuale allo stesso alimento: un cibo capace di generare una risposta salutare in alcuni individui può produrre in altri un effetto dannoso sul piano fisico e metabolico. Sulla base del profilo glicemico post-prandiale, di un minimo di indagini di laboratorio e sulla caratterizzazione del microbiota, è possibile oggi sviluppare algoritmi capaci di predire esattamente la risposta personale ad alimenti specifici, persino prima che vengano consumati. L’elemento ancora più importante è che questi algoritmi possono essere utilizzati per prevenire, con le diete personalizzate, la diffusione di malattie non trasmissibili, quali l’obesità e il diabete. Oggi, l’elevata prevalenza di obesità infantile e la coesistenza di complicanze fisiche e psicosociali rendono la prevenzione dell’obesità un obiettivo sanitario e sociale prioritario. Nell’adulto è stato già dimostrato che le diete personalizzate sono efficaci, sia in soggetti con prediabete che con obesità. È pertanto auspicabile che con il nostro studio si possa dimostrare come, anche nei bambini, algoritmi dietetici personalizzati possano contribuire a prevenire l’obesità infantile con le sue complicanze”.

Lo studio CAPRII, già approvato dal Comitato Etico dell’Università di Napoli “Federico II” e dal Comitato Etico dell’ASL Napoli 3, partirà questo mese. Sarà condotto in parallelo in Italia e in Israele, e in ogni nazione verranno coinvolti 50 bambini in età prepubere dai 6 ai 9 anni (per evitare l’influenza ormonale della pubertà). In Italia, i 50 bambini saranno selezionati da 5 pediatri dell’ASL Napoli 3 SUD, inseriti nel registro AIFA come pediatri sperimentatori, e successivamente indirizzati presso il centro del Dipartimento Assistenziale Materno Infantile dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II”. Il coinvolgimento durerà 36 mesi, mentre la partecipazione di ciascun individuo sarà di 14 giorni, durante i quali ciascun partecipante riceverà alimenti della Dieta Mediterranea e non. In particolar modo, sarà indagato il momento della prima colazione.

Attraverso un semplice sistema di monitoraggio costante della glicemia non invasivo, insieme alla raccolta di campioni per valutare la composizione del microbiota intestinale e a minime indagini di laboratorio, si potrà scoprire la risposta individuale di ogni partecipante. “I dati raccolti saranno usati per lo sviluppo di algoritmi dietetici utili a predire la risposta glicemica di ogni bambino a un alimento”, ha detto il prof. Elan Elinav, ricercatore presso il Dipartimento di Immunologia del Weizmann Institute of Science in Israele, che prenderà parte allo studio CAPRII. “La risposta glicemica è una sorta di metro capace di rivelare come vari aspetti del corpo, incluso il microbiota, reagiscono alle scelte alimentari e allo stile di vita. Quando mangiamo, il corpo digerisce i carboidrati del cibo, li scompone e li immette nella circolazione sanguigna. I picchi di glucosio dopo un pasto rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di alcune malattie, come il diabete e l’obesità. Le diete che mirano al controllo dei livelli di glucosio nel sangue sono spesso simili, tuttavia le persone sono diverse, con un patrimonio genetico diverso, uno stile di vita diverso e persino microbiota diverso. Oggi sappiamo che il microbiota, un enorme ecosistema formato da trilioni di batteri che vivono nel nostro organismo con oltre 10 volte il numero di geni contenuto nel genoma umano, è influenzato da ciò che mangiamo e, a sua volta, influenza la nostra risposta al cibo che assumiamo. E così come il microbiota differisce molto da persona a persona, allo stesso modo può influenzare la risposta glicemica a un determinato alimento”.

 

“Nella nostra ricerca “Personalized Nutrition by Prediction of Glycemic Responses” condotta presso il Weizmann Institute of Science e pubblicata su Cell – ha continuato Elinav – abbiamo analizzato i fattori che stanno alla base delle variazioni della risposta glicemica post prandiale attraverso la raccolta dei dati sulla salute e lo stile di vita di 800 volontari. I partecipanti sono stati connessi a un device che monitorava i livelli dei loro zuccheri nel sangue ogni cinque minuti per un intero weekend. Attraverso una App, annotavano cosa e quando mangiavano, facevano esercizio fisico, dormivano ecc. Le loro feci sono state poi raccolte per analizzare la composizione e l’attività dei loro microbioti. Abbiamo così scoperto con precisione come reagiscono le persone a livello individuale allo stesso alimento. Tutti questi dati sono stati raccolti in un algoritmo che, con estrema precisione, è riuscito a predire la risposta glicemica ai cibi consumati dagli 800 partecipanti. Dopo questa ricerca, il nuovo studio pilota CAPRII segna un importante passo verso la nutrizione personalizzata per predire la risposta glicemica post prandiale e ci auguriamo che questa strategia aiuterà a raggiungere stili di vita più sani e un’alimentazione personalizzata ed efficace anche nei bambini”.

Protagonista dello studio sarà la Dieta Mediterranea, riconosciuta nel novembre 2010, dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. La Dieta Mediterranea è, come suggerisce l’etimologia della parola (dal greco diaita), uno stile di vita, un modus vivendi, un elemento relazionale e culturale che rafforza il senso di appartenenza e di condivisione tra i popoli che vivono nel bacino del Mediterraneo.

“Quella mediterranea ricca di pesce, grassi monoinsaturi da olio d’oliva, frutta, verdura, cereali integrali, legumi/noci e, negli adulti, anche un moderato consumo di alcol, è una delle diete più sane al mondo”, ha sottolineato uno degli autori dello studio CAPRII, il prof. Raanan Shamir, presidente ESPGHAN (European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition) e direttore dell’Istituto di Gastroenterologia, Nutrizione e Malattie del Fegato dello Schneider Children’s Medical Center di Tel Aviv. “Il suo contenuto varia nei diversi Paesi, ma i principi sono simili e i benefici di questo stile alimentare comprendono la prevenzione dello sviluppo e la riduzione dell’incidenza delle malattie cardiovascolari, la prevenzione del cancro al seno, il cancro del colon-retto, la depressione, l’asma, il diabete e l’obesità. Queste azioni positive per la salute possono essere in parte dovuti ai suoi effetti sul livello di glucosio nel sangue, poiché è noto che livelli più alti di glucosio nel sangue sono associati all’obesità, al diabete e alle malattie cardiovascolari. Quello che non è ancora noto è l’effetto della Dieta Mediterranea sul microbiota intestinale, che influenza la nostra suscettibilità alle malattie. Le origini della malattia degli adulti sono legate ai modelli alimentari stabiliti durante l’infanzia: ad oggi, non erano ancora stati studiati gli effetti della Dieta Mediterranea sui livelli di glucosio nel sangue e sul microbiota intestinale nei bambini. Il nostro studio CAPRII sarà il primo a esplorare questi effetti e intende gettare luce sui benefici della Dieta Mediterranea in età pediatrica. Inoltre, promuovere la Dieta Mediterranea migliora anche la sostenibilità, poiché si basa principalmente su frutta e verdura con un uso ridotto di alimenti di origine animale. Un altro vantaggio della Dieta Mediterranea è che incoraggia l’alimentazione sociale, che include i pasti in famiglia noti per prevenire l’obesità nei bambini”.

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