Tanto appare verosimile l’ipotesi che nulla accade per caso su questo mondo, quanto impressiona la conferma che viene da un personaggio, di cui oggi ricorre il centodiciottesimo anniversario della nascita e il quarantasettesimo della sua scomparsa terrena.
Intendo di un “altisonante” come Gioacchino Angelo, cui i genitori palermitani prima gli imposero il nome dell’inarrivabile immaginifico Rossini e poi lo affidarono alle cure di impareggiabili maestri come Francesco Cilea e Pietro Mascagni, nell’ empireo sinergico tra il Conservatorio “Bellini” e il Teatro Massimo, perle di una Città capitale della storia mediterranea e nel prossimo 2018 della cultura italiana.
Gioacchino ebbe il destino di nascere sul finire dell’Ottocento, in tempo per metabolizzare i refoli di una stagione creativa straordinaria per la cultura musicale dell’umanità e di viverne la sua evoluzione attraverso le innovazioni straordinarie che vennero da Edison e Marconi, con le accelerazioni emotive e tragiche delle due guerre universali, passando per i teatri, le sale cinematografiche, gli studi radiofonici e televisivi, incrociando altri pilastri dell’edificio melodico come Riccardo Zandonai e Umberto Giordano. Gioacchino era predestinato anche caratterialmente ad onorare il proprio cognome, tanto era mite negli approcci e delicato nella composizione di innumerevoli opere di pregio, anche straordinario, come nel caso de La Coppa di Cipro e Frate Sole o della serie di oltre trecento colonne sonore di film, quando il Premio Oscar Ennio Moricone era virtuoso della tromba nella sua orchestra.
Uno per tutti il film mito, cult, Ombre Rosse, che divenne italiano proprio attraverso le sue magistrali alchimie sul pentagramma. Gioacchino Angelo è stato l’autore insuperabile, il caposcuola di quelle suggestioni ed emozioni che ancora oggi fanno la differenza tra le “pellicole” e determinano successo di pubblico e importanti riconoscimenti per gli autori. Anni fa, Palermo e Roma decisero di intitolargli una Via ed un Parco pubblico, proprio per ricordarlo ai frequentatori di ogni età, bambini, mamme, adolescenti, innamorati, uomini e donne in fase di nostalgica riflessione.
Nulla di più appropriato, anche se lui meriterebbe molto ancora ed altro, tanto è viva la sua eredità culturale, ancora ricca di spunti attualissimi e in parte riposta nel suo prezioso granaio della memoria, custodito amorevolmente dalla famiglia.
L’idea è che questa virtuale staffetta tra Cilea, Mascagni ed Angelo possa continuare nel tempo e nello spazio, giusto nell’ideale empireo, in cui tutto prese inizio e in cui la qualità della melodia, la lirica della musica e il bel canto fanno ancora dei suoi ideatori ed interpreti gli attori fondamentali di un bene supremo, che passa per i momenti condivisibili sulla via della riconciliazione, attraverso la diffusione di una rinnovata armonia mediterranea tra gli umani di ogni latitudine.
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