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FUORI DI TESTA ?

Non ce lo possiamo nascondere il piacere di una vittoria, che di questi tempi vale doppio. Una competizione europea, fuori casa e in lingua italiana. Quello che ci deve far riflettere è che il genere musicale, il rock, non è nostro identitario, che l’armamentario punk, anche quello, lo abbiamo importato con il resto. Forse l’idea dello sballo prende spazio, come lo prese il voto di protesta qualche tempo fa. Forse che sì, forse che no, trasgredire è un modo per sopravvivere all’inesorabile del destino, perché diversamente saremmo rimasti fermi al “pinelliano” “…oste portace da beve”, che tutto sommato interpretava la voglia di libertà, con La Società dei Magnaccioni, la ribelle Gabriella Ferri, ormai esponente vintage di quelli che furono “ragazzi fatti cor pennello”, di quella “Roma bella”, che pur oggi tale rimane nell’aggiornata versione dei Maneskin, tutt’altro che zitti e piuttosto che buoni. Cosa volete che vi dica, ieri la baby ranista Benedetta Pilato è schizzata sul tetto del mondo nella Piscina Europea, in quel di Budapest e abbiamo fatto ancora un bis di tripudio tricolore, mentre Draghi e Figliolo portano a casa numeri che contano, come nella marchigiana Montappone, dove uno dei millesettecento abitanti ha centrato un “superenalotto” da centocinquantasei milioni. Se si tratta di comunicazione dei segni, di una Italia che cambia, beh allora diamoci dentro e buttiamo a mare i se e i ma, semplifichiamo la via della rinascenza, fermo restante il principio del “Chi sbaglia paga!”.
Måneskin – ZITTI E BUONI
Loro non sanno di che parlo
Vestiti sporchi, fra’, di fango
Giallo di siga’ fra le dita
Io con la siga’, camminando
Scusami, ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
Anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando
Buonasera, signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene non fare più errori
Vi conviene stare zitti e buoni
Qui la gente è strana tipo spacciatori
Troppe notti stavo chiuso fuori
Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni
Sguardo in alto tipo scalatori
Quindi scusa, mamma, se sto sempre fuori, ma
Sono fuori di testa, ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa, ma diversa da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Io ho scritto pagine e pagine
Ho visto sale poi lacrime
Questi uomini in macchina
E non scalare le rapide
Ho scritto sopra una lapide
“In casa mia non c’è Dio”
Ma se trovi il senso del tempo
Risalirai dal tuo oblio
E non c’è vento che fermi
La naturale potenza
Dal punto giusto di vista
Del vento senti l’ebrezza
Con ali in cera alla schiena
Ricercherò quell’altezza
Se vuoi fermarmi, ritenta
Prova a tagliarmi la testa
Perché
Sono fuori di testa, ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa, ma diversa da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Parla, la gente purtroppo parla
Non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Ma sono fuori di testa, ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa, ma diversa da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
E siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Noi siamo diversi da loro
LA SOCIETÀ DEI MAGNACCIONI
Fatece largo che passamo noi
Sti giovanotti de’ sta Roma bella
Semo ragazzi fatti cor pennello
E le ragazze famo innamorà
E le ragazze famo innamorà
Ma che ce frega ma che ce ‘mporta
Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua
E noi je dimo e noi je famo
C’hai messo l’acqua
Nun te pagamo ma però
Noi semo quelli
Che j’arrisponnemmo ‘n coro
E’ mejo er vino de li Castelli
De questa zozza società
E si per caso vi è er padron de casa
De botto te la chiede la pigione
E noi jarrispondemo a sor padrone
T’amo pagato e ‘n te pagamo più
T’amo pagato e ‘n te pagamo più
Che ce arifrega che ce arimporta
Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua
E noi je dimo e noi je famo
C’hai messo l’acqua
Nun te pagamo ma però
Noi semo quelli
Che j’arrisponnemmo ‘n coro
E’ mejo er vino de li Castelli…
Ruggero Alcanterini

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Ruggero Alcanterini

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