Come volevasi dimostrare, la strategia del no e l’inconcludenza, piuttosto che la negazione dell’ovvio, ha portato e sta portando alla scontata conclusione, con la conferma elettorale, che il principio del merito alla fine prevale. L’insorgere di percentuali inusitate aveva illuso chi cinque anni fa aveva beneficiato di un soprassalto populista, rispetto al ristagnare di quel che rimaneva della politica e dei partiti, dopo oltre venti anni di travagliata sopravvivenza alla distruzione radicale, subita negli anni novanta per via giudiziaria. Dopo gli esiti elettorali del 2017, le condizioni per fare diversamente non c’erano, ma se per assurdo Roma e Torino avessero accettato di esercitare il ruolo olimpico per il 2024 e il 2026, oggi si sarebbero trovate necessariamente in ben altra condizione ed anche gli esiti del voto sarebbero stati diversi. Ma tant’è. Il Sindaco Sala, con il suo risultato, a Milano Olimpica, lo conferma, anche se le analisi politiche eludono l’argomento. Eppure, tutti sanno che Sala è passato dalla gestione della Expo 2015 ad una nuova opportunità di investimenti, sviluppo e quindi di possibile rinascenza, adesso fondamentale, dopo il disastro del COVID. Ai futuri amministratori della Capitale, si offre peraltro la possibilità che ci si aggiudichi la Expo del 2030, quale occasione per recuperare efficienza e decoro pari a quelli che potevamo vantare negli anni sessanta, all’indomani degli straordinari XVII Giochi Olimpici, quelli che non a caso vennero definiti “IL DOVERE COMPIUTO”.
Ruggero Alcanterini