E sì, ma vi parlo in particolare di quella romane su cui alita il vento profumato della “Rosea”, della RCS, che ne è il braccio organizzativo dotato di storico DNA, che si muove con tanta agilità tra eventi sportivi – dal Giro d’Italia, agli Award, alla Roma Ostia – che suscitano interesse di popolo e di sponsor. Almeno questo è quel che si avverte per la Maratona di Roma, star ormai storica dello sport partecipato da decine di migliaia di amatori runner e occasione internazionale di alto livello agonistico, messa sul “mercato” da una delibera del Consiglio di Roma Capitale, votata dalla maggioranza omologa al Sindaco Virginia Raggi. Dopo le vicende che hanno giugulato la candidatura olimpica per il 2024, questa novità genera inquietudine, nell’incertezza degli sviluppi futuri. Mancano meno di due mesi al rituale grande appuntamento annuale, fissato per l’otto di aprile, con un premonitore preambolo nella Nuvola di Fuksas, sulle orme virtuali di Abebe Bikila, ma anche di altri personaggi carismatici della lunga lena , come lo fu il “laziale” Pericle Pagliani, nativo di Magliano in Sabina e nei primi anni del Novecento secondo soltanto a Dorando Pietri, generoso con gli avversari, vero campione di fair play, come lo era stato prima di lui il grande escluso dalla prima maratona olimpica di Atene, Carlo Airoldi. Scriveva appunto La Gazzetta dello Sport del 18 aprile 1904, all’indomani di una competizione sul percorso del classico Giro di Milano : “un ragazzo taglia improvvisamente la strada al Volpati e gli procura un formidabile ruzzolone. Pagliani cavallerescamente si ferma ad attenderlo e, poiché Volpati si alza illeso, si riparte a tutta velocità. A Porta Ticinese altro taglio di strada e altro ruzzolone per il Volpati, poi la corsa procede veloce, intensa. La gara prosegue con un serrato testa a testa, ma alla fine vince Pagliani. Volpati stringerà la mano al suo avversario e il podista della S.P. Lazio gli offrirà una rivincita su distanza a sua scelta.” “La rivincita ci fu il 24 aprile sui 20000 metri in ippodromo : Pagliani staccò Volpati al penultimo giro, andando irresistibilmente a vincere.” E a tal proposito, a proposito di testate sportive e organizzazione di eventi, voglio ricordare che per un bel pezzo, nel dopo guerra, il Giro di Roma, di marcia e di corsa, venne organizzato direttamente dal Corriere dello Sport, testata concorrente de La Gazzetta dello Sport, alla quale però va dato atto di essere stata storicamente la iniziatrice di un tal genere di attività a Milano e in Lombardia, quando soprattutto dopo i Giochi di Londra 1908 si verificò una esplosione d’interesse straordinario per la maratona, con centinaia di concorrenti sin dal primo campionato italiano con arrivo all’Arena nel 1909, stesso anno del primo Giro Ciclistico d’Italia, quando il 19 giugno sul traguardo risultò vincitore Fortunato Zanti in 2h51’49”. E poi, ancora intonati con il colore rosa, non ci dimentichiamo della Cento Chilometri di Marcia, sempre dal 1909, quando a turno i grandi come Pavesi, Dordoni e Pamich furono capaci di emozionare e attrarre le folle , catturate dalle loro omeriche imprese , che iniziavano a lievitare nella nebbia delle prime ore del giorno , come le pagnotte nel fumo dei forni… Era il tempo in cui il podista ed il ciclista accompagnatore erano in simbiosi emblematica e colgo l’occasione per rivolgere un saluto affettuoso a Bruno Vallorani , dirigente storico della Federciclismo, volato ieri in Borea. Bruno era uomo dotato di grande amore per lo sport ed era assolutamente legato ai principi del fair play. Lo voglio ricordare con l’immagine della premiazione svolta con lui al Palazzo delle Federazioni nel gennaio di due anni fa…
Ruggero Alcanterini
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