Com’è evidente, la distrazione di massa, causata dalla pandemia di COVID 19 e dai ricorrenti tsunami di economia e politica, ci porta a ragionare d’altro. Eppure, come dimostrato anche ieri dal maxi sequestro – nel Porto di Salerno – di droghe provenienti dall’area siriana, piuttosto che gli arresti di trafficanti tra la Puglia e l’Albania, piuttosto che l’ennesimo passo negativo tra Procure Italiana ed Egiziana sul caso Regeni, piuttosto che la defatigante azione diplomatica sulla grave crisi libica, l’Europa e in particolare l’Italia dovrebbero preoccuparsi prioritariamente della ricomposizione armonica di quella che per forza di cose era e rimane la casa comune raccolta intorno al quel piccolo mare, appunto il Mediterraneo, da cui si è generata la cultura occidentale, nostra irrinunciabile matrice, che necessita di essere preservata. Tre anni fa, nel 2017, dallo Stadio di Domiziano, nel cuore di Roma, era partita una grande azione di pacificazione attraverso le buone prassi. Nel mese di marzo, con il ventitreesimo Congresso, il Comitato Nazionale Italiano Fair Play aveva accolto in primis la disponibilità della Città di Alghero e quindi delle organizzazioni di responsabilità sociale di area mediterranea, di sport e cultura catalane, con passaggi, nel giugno, alla quinta Conferenza di Napoli e al Meeting Internazionale di Ischia. Poi, alla fine sempre di giugno in Roma, con l’incontro tra le diverse componenti di area e la Fondazione “Terzo Pilastro – L’Italia e il Mediterraneo, attraverso il suo Presidente, Emmanuele Francesco Maria Emanuele, una positiva combinazione chimica, per cui, oltre la rappresentanza degli enti internazionali europeo e mondiale del fair play e della FICTS – Federazione Internazionale del Cinema e della Televisione per lo Sport, rappresentata da Franco Ascani, membro della Commissione Cultura del Comitato Olimpico Internazionale, si erano attivati il Sindaco di Alghero, Mario Bruno e il Segretario Generale di Eurofitness/UBAE (Unió Barcelo- nina d’Associacions Esportives), Rafel Niubò Baquè. Quindi, l’attività di promozione del disegno di riconciliazione “OIKOUMENE”, in Alghero, concluso con un grande evento culturale incentrato sulla danza, con l’Associazione Move, con la sapiente regia di Andrè de la Roche, con il sostegno del Ministero dello Sport Italiano, sino a tutto il 2018, appunto con Alghero Capitale Mediterranea del Fair Play. Attivato un passaggio sostanziale, nel 2019, con la pre-adesione della Tunisia al CIFP (Comitato Internazionale Fair Play) collegato alla collaborazione con l’European Fair Play Movement, secondo gli accordi del settembre al doppio Congresso di Budapest, dove il Capo Delegazione Abderahman Bahri aveva incontrato i Presidenti Jeno Kamuti e Christian Hinterberger, adesso, dopo la pausa imposta dal Coronavirus, si sta operando per la costituzione a Tunisi di un caposaldo permanente di questo progetto di riconciliazione, che passa per quel che ci resta in eredità, dopo circa settant’anni di Giochi Mediterranei, nati ufficiosamente ad Istanbul nel 1949 e ufficialmente ad Alessandria d’Egitto nel 1951, oggi con problemi economici ed organizzativi ma ricchi di humus culturale e di relazioni amicali, preziosi elementi da non disperdere. Ecco, dunque, che l’opportunità di un polo aggregante sulle tematiche del fair play, novità assoluta per il continente africano, potrebbe divenire una opportunità strategica straordinaria.
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