Ed eccoci, inesorabilmente, alle prese con i nodi al pettine. Con una Comunità che vede insieme realtà nazionali sostanzialmente diverse e che in quasi settant’anni non hanno fatto che piccolissimi gesti coreografici, semplicemente giustificativi dello stare insieme, perché tanti ne sono trascorsi dai patti fondativi del Trattato di Roma. In queste ore, si conferma praticamente impossibile la missione, quella di tenere in piedi la speranza, di arrivare un giorno al conseguimento degli Stati Uniti d’Europa, ciriolando tra la Commissione dei “burosauri” nominati e il Parlamento degli eletti con due sedi , senza poteri di governo, navigando tra bandi, raccomandazioni e prestiti tramite la Banca Centrale, che emette la moneta unica, quella che fa da vero collante dello sghimbescio sistema Euro centrico. Tutto sommato quelli della Brexit, gli inglesi di Boris Johnson, si staranno fregando le mani per avere scampato questa avvilente situazione. Diciamo pure che il disastro COVID ha ulteriormente confermato e anticipato un dato oggettivo, rispetto al quale il test di verifica in corso è disarmante. Il potere di veto dei singoli stati membri è paradossalmente il freno consapevolmente innestato nei processi evolutivi di un progetto, che dovrebbe prescindere dalle singole sovranità e perseguire l’obiettivo dei parti diritti e doveri per tutti i cittadini a prescindere dal luogo di residenza. In realtà, la nostra è una piccola Europa, una sorta di gestione condominiale, con tutte le problematiche tipiche. Se basta un condomino a mettere in crisi la manutenzione del palazzo, pensate a quel che capita tra Bruxelles e Strasburgo. Del resto, vogliamo parlare di immigrazione, di difesa, di sanità, di protezione civile, di tasse? E a proposito di tasse e di “paesi frugali”, ma è mai possibile che i nostri pensionati si trasferiscano in Portogallo e le aziende in Olanda e Irlanda, senza che si prenda atto che urge mettere ordine in un caos per noi letale. Adesso, che si va smaltendo la sbornia dei bonus, bonificati o meno, si annuncia un risveglio da alba tragica, perché quelle poche risorse di cui si disponeva sono finite nell’effimero di una emergenza dai contorni indefiniti, mentre il vagheggiato soccorso del MES e le altre provvidenze rimangono suscettibili di ripensamenti, ricatti e condizionamenti. Mai come adesso si sente la mancanza di autorevolezza e di esperienza da parte dei preposti, degli eletti della politica e dei partiti, dei naturali rappresentanti frutto del suffragio popolare, quelli che in democrazia hanno l’onore e il dovere di operare in nome e per conto dei cittadini, a prescindere dalla entità dei privilegi, perché la capacità ed il merito non hanno prezzo e sono valori insostituibili, salvo suicidarsi.
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