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ER SORCIO, ER GRILLO E O’ SCARRAFONE – L’editoriale del Direttore

L’uscita di Beppe Grillo, col sonetto romanesco sulla Sindaca Virginia Raggi, francamente enfatizzata, ma sottovalutata, ridotta a disputa tra rimatori di sonetti, non deve finire come un’occasione persa, ma l’inizio di una diversa era. E’ un vero peccato che non si colga la leggerezza dell’aria popolare, che aleggia, che ci si attardi su dettagli apparentemente volgari, ma che sono alle radici della nostra cultura, della ripresa barocca tra Napoli e Roma, dalle “pasquinate” a Campo Marzio, dalle affabulazioni colorite del Governatore Giovanni Battista Basile, quello del Pentamerone, de Lo cunto de li cunti, de Lo scarafaggio, il topo e il grillo e de La Gatta Cenerentola, sino a Carlo Alberto Salustri, Trilussa, quello de Ommini e Bestie e de La Vispa Teresa, passando per Giuseppe Gioacchino Belli e Cesare Pascarella.
A Virgì , pijia na valigia, tu fijio, tu marito, famme un fischio, che se n’annamo via da sta gente de fogna”. “Chi te critica quà, chi te critica là…Se chiama Virginia, mica è la Madonna der Divino Amore! Quella, dice, che fà li miracoli”. “Pe’ questo ve dico che l’onesti dovrebbero pijà e valige, e, annassene, abbandonà sta città bella e zoccola. Si vincheno li vecchi partiti, sète fottuti. Nun se farà più gnente, e, si se farà quarcosa sarà pé volere de la magistratura. Ma voi, godete a sputà in faccia a na sindaca pulita, e testarda, una che le cose le fa. Pensatece, c’avete undici mesi de tempo. O volete Roma, o sète morti, che Roma, quell’artri, se la magneno“.
Virgì, Roma nun te merita“. Questo, almeno, quanto scritto da Franco Ferrari e pubblicato dal Comico genovese, che ama soggiornare in un albergo giusto alla Salita del Grillo e cui voglio fare il verso, chiamando poi in soccorso proprio l’attualissimo Trilussa, che abitava giusto in vista del Pincio, a un passo da Piazza del popolo…

  • Disse er grillo ar sorcio, ma che fai
    – Nun meriti la fogna dove stai
    – Dovresti ringrazià la buona stella
    – D’ave’ pe’ capa Virginella.
    – Rispose er sorcio ar grillo canterino
    – Mejo la fanga che er caosse capitolino
    – Pe’ capo rivojo Romolo
    – E vo’ a ballà a Piazza der Popolo.
    ER GRILLO ZOPPO – Trilussa (Carlo Alberto Salustri)
    — Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
    — diceva un Grillo — Quella che me manca
    m’arimase attaccata a la cappiola.
    Quanno m’accorsi d’esse priggioniero
    col laccio ar piede, in mano a un regazzino,
    nun c’ebbi che un pensiero:
    de rivolà in giardino.
    Er dolore fu granne… ma la stilla
    de sangue che sortì da la ferita
    brillò ner sole come una favilla.
    E forse un giorno Iddio benedirà
    ogni goccia de sangue ch’è servita
    pe’ scrive la parola Libbertà!
Ruggero Alcanterini

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