– E l’Europa ?
Questo l’interrogativo che mi sorge spontaneo, dopo i recenti episodi riguardanti interpretazioni diverse di fatti e questioni di profilo continentale, ma con ricadute e decisioni in ambito nazionale, come nel caso dell’ultima decisione tedesca di avviare un piano nazionale di difesa civile, invitando tutti i propri cittadini a fare scorte per dieci giorni a partire dall’acqua, lasciando intendere l’ibrido d’ipotesi terroristiche, d’inquinamento chimico batteriologico , piuttosto che scenari di guerra tutt’altro che fredda. Tutto questo, di fronte al complicarsi del quadro afroasiatico, con l’entrata dei carrarmati turchi in Siria e i possibili colpi di coda dell’ISIS, che pur rappresenta il frutto avvelenato di una miscela con formula sunnita, intrisa di connivenze occidentali sospette. Noi italiani siamo alle prese con il manifesto rischio sismico, di cui è sempre responsabile il collidere tra continenti, lungo la linea di frattura appenninica, che divide geologicamente anche l’Italia, unendola nel dolore manifesto, come quello di ieri, giornata di lutto nazionale e di riflessione sul latte versato della mancata prevenzione. In Francia ancora impazza la querelle del burkini, che si spegnerà solamente col finire dell’estate, giusto quando torneranno le bombe d’acqua e problemi ben peggiori. Dunque, torno all’interrogativo: ma è mai possibile che si viva in una Europa con ambizioni federali, in cui si pretende di regolamentare la pizza napoletana , piuttosto che la semplificazione delle polizie, ci si impedisce di modulare i bilanci secondo necessità e poi, in materia di sicurezza, vale la regola dell’ognun per se e Dio per tutti? In poche parole, se c’è un rischio come quello sottinteso dalla Merkel, perchè non condividerlo con tutti i cittadini europei, così come se il burkini è un limite all’integrazione e il burka alla sicurezza, perché non prendere un orientamento unico, come sarebbe giusto che la prevenzione contro catastrofi geo-atmosferiche, con relativi costi riguardasse indifferentemente l’intero territorio europeo, secondo i livelli di pericolo, con una normativa unica e vincolante. Capisco che questo significa pretendere troppo dal recente vertice di Ventotene, ma penso che condividere cose concrete debba significare andare oltre la conversione in Università Europea dell’ex carcere isolano, giusto quando Renzi, in sintesi, ha espresso il concetto: ”L’Europa, che rischia di crollare, ha bisogno dell’Italia”.