Di Ruggero Alcanterini
LA RICERCA DELL’ARCA PERDUTA – Stavo ascoltando sino a poco fa Claudio Martelli, uno dei pochi protagonisti della Prima Repubblica sopravvissuti allo strame trentennale, di cui l’Italia paga amaramente le pesantissime conseguenze, con una desolante decadenza della nobiltà della politica. Devo dire che l’ex “delfino” di Bettino Craxi, sfiorato dalla pioggia di asteroidi da cui fummo investiti, a dispetto del tempo, mantiene quell’aplomb, che gli deriva dalla sua naturale capacità di analisi con l’aggiunta delle certezze storiche. Insomma, prendo spunto da lui per descrivere un clima particolare, quasi misterico per l’incredibile sommatoria di elementi congiunturali e quindi ancora di un’onda emotiva davvero forte, determinata dal crollo simbolico delle colonne del tempio sulla sommità di Capitol Hill, tempio in cui erano riposte le sicumere della democrazia, non soltanto americana. Adesso, per quel che riguarda il Patrio Suol, siamo quasi alla frutta, piuttosto che al dessert, perché sul Recovery Plan, condizionato dal Fund, nonché dal MES, in buona sostanza qualcuno ha soprassalti di responsabilità rispetto al futuro, non soltanto prossimo del Paese. I “patrioti” sembrano storditi dal catastrofico ultimo assalto e certo appare desolante il quadro detritico di quel che rimane sul campo e di quel resta nelle teste, dopo la biblica sbornia, al grido di “Muoia Donald con tutti i Filistei!”. Dunque, un polverone sul governo del mondo e dei singoli, compreso quello del Bel Paese, che paga quotidianamente dazio per la sua precarietà costituzionale. Vivere d’emergenza o morire di ordinarietà, di questi tempi per noi fa poca differenza. Mancano veri partiti, storici, consolidati e retti da padri putativi d’esperienza indiscutibile, mentre scarseggiano uomini e donne all’altezza appunto del governo, che siano espressione del consenso popolare. Dall’inizio degli anni novanta siamo sotto tutela e in stato di sostanziale commissariamento. Dal 2011, con il Governo Monti, abbiamo iniziato un percorso di fatto extra-parlamentare, con l’alternarsi di soluzioni consulenziali al vertice. Dunque, la ricerca dell’Arca, quella in cui sarebbero riposti i fondamentali perduti e da recuperare per tornare ad una salvifica normalità. L’impresa appare difficile, se non impossibile, ma occorrerebbe tentare, almeno finché si è in tempo. Ricorrere alle elezioni anticipate, in queste orrende condizioni, non porterebbe che al reiterare di inadeguatezze. E allora? Allora, responsabilmente, bisognerebbe avere il coraggio cambiare cavalli in corsa, appellarsi a color che son sospesi e che vengono artatamente tenuti lontani dal Palazzo, che hanno competenze di cui oggi s’avverte vieppiù l’assenza. Forse e non soltanto forse, prima che poi, toccherà al Presidente Sergio Mattarella di prendere il coraggio a due mani ed appellarsi contemporaneamente agli incerti coattori in Parlamento ed agli italiani stralunati e disorientati nelle loro case. Del resto, sappiamo che le forze sugli scranni non sono più rappresentative del reale consenso, che forse è proprio venuto il tempo per un Governo di Saggi, che avvii una nuova Costituente e l’aggiornamento della stessa Costituzione, ormai sbilenca. Insomma, dobbiamo deciderci, perché l’Arca occorre cercarla.
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