Di Ruggero Alcanterini
GERMANICUM, ROSATELLUM, PORCELLUM, MATTARELLUM, TATARELLUM, MINOTAURO, ITALICUM, LEGGE TRUFFA, ACERBO, TAGLIO DEI PARLAMENTARI, FINE DELLA POLITICA… – Adesso che si avvicina l’ora del giudizio, quella morale e quella sostanziale con eventuale anticipo delle elezioni politiche, si rischia di andare al voto nel caos più totale. La riduzione dei deputati a quattrocento e dei senatori a duecento collide con la legge elettorale, “rosatellum”, attualmente in vigore, fatta su base alchemica tra maggioritario e proporzionale, ma con collegi plurinominali e uninominali ridisegnati. Per forza di cose, il rapporto valoriale tra elettori ed eletti diverrà sempre più improbabile e così aumenterà il peso di SRL, Segreterie e Lobby. Sappiamo già che gran parte di coloro che oggi siedono sugli scranni del “vecchio” parlamento non ci saranno più , ma gli esiti di questa gestione straordinaria tra demonizzato passato e indecifrabile futuro, cadranno comunque addosso ai successori, a partire dallo sprofondamento del bilancio e dall’impennamento verticale del debito statale. Dunque, provate a mettervi nei panni di un semplice povero cristo assolutamente indipendente nel giudizio, sprovveduto e disarmato, basito e angosciato nella propria condizione di cittadino stressato, magari pensionato minimo abbandonato alla sorte sua da una ventina d’anni, senza più motivazioni ideali e tanto meno di prossimità territoriale con questo o quello, stante il dissolvimento dei partiti tradizionali e la sostanziale aleatorietà delle nuove formazioni e movimenti, tra sedicenti rottamatori e ricostruttori, con l’empirico reclutamento dei rappresentanti, il caos delle regole, appunto delle leggi elettorali che, soprattutto dopo la catastrofe del 1993, hanno reso indecifrabile quel che dovrebbe essere di semplicità assoluta. Lo sbarramento percentuale a valle delle consultazioni, come algoritmo per fregare neo aggregazioni scomode per il Palazzo, dovrebbe esserci a monte, per garantire l’attendibilità delle formazioni in lizza, ma poi dovrebbe determinarsi una regolare classifica, totalmente proporzionale in base al consenso reale, vuoi ai partiti, vuoi ai candidati. Diversamente, formule furbe in base al vento che tira, all’avversario da lasciare fuori, in nome della chimera “stabilità” , sono tutte carognate o se preferite porcate, come qualcuno dell’attuale minoranza definiva la formula di turno, appunto per fregare i gonzi. Nella democrazia parlamentare, senza vincolo di mandato, le minoranze potrebbero rivelarsi poi maggioranze e viceversa, come la storia anche recente ci ha insegnato e la cifra pratica di un milione e mezzo di voti espressi (più o meno l’equivalente del 4,99 per cento degli elettori) cui negare la rappresentanza sarebbe tranciante e vessatoria, dopante di una maggioranza fittizia, alla faccia della democrazia, chiunque ne sia il beneficiario, anche per l’effetto progressivo che si va a determinare. Una volta era il Re d’Italia a nominare tutti i senatori, poi la Legge Acerbo, nel 1923, consegnò al Partito Fascista la maggioranza con premio in Parlamento e con tutte le conseguenze che sappiamo. Diciamo che il sistema attuale tende comunque sempre di più a chiudersi a riccio, stante che il garante, il Presidente della Repubblica, viene eletto anche a maggioranza semplice da parlamentari che in effetti non tutti rappresentano e che altre alte cariche ne sono condizionate per conseguenza, dai senatori a vita, ai presidenti di Camera e Senato, alle varie Corti, compresa quella onnipotente Costituzionale, che nel 1991 bloccò due quesiti referendari su tre, relativi al tema del maggioritario e della preferenza unica. Infine, c’è da chiedersi perché, oltre al proliferare di nomi di fantasia per neo formazioni e movimenti con profili ittici o marchi di qualità, piuttosto che omologhi al tifo da stadio, la passione per la politica, il sentimento partecipativo siano in picchiata, sino a percentuali speculari alla stima dei cittadini, che disertano i seggi, peraltro con l’alea della pandemia da COVID, che inesorabilmente interferirà con le prossime elezioni amministrative, previste per maggio, opportunità da “election day”, qualora si dovesse andare ad una conclusione anticipata della sofferta XVIII Legislatura.
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