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ECO REMEMBER DEL DIRETTORE Ruggero Alcanterini 31 GENNAIO 2016

Di Ruggero Alcanterini

 

 

COMUNICARE LO SPORT – E’ come cercare il classico ago nel pagliaio e alla fine ho fatto leva sul mio archivio. Così ho trovato una foto di Donato Martucci, capoufficio stampa storico del CONI dei miracoli, quello che fece risorgere lo sport italiano dal disastro della Seconda Guerra Mondiale e realizzò i Giochi Olimpici a Cortina e Roma tra il 1956 e il 1960. Lui, recuperato sempre da Bruno Zauli, era un personaggio schivo, ma straordinariamente importante nello squadrone del Foro Italico, essenziale al fianco di Giulio Onesti, anche come “consigliore”. Unito nella cacciata del Presidentissimo per via burocratica il 7 luglio 1978 e così scrisse il libro “Obiettivo 65” con chiaro riferimento al suo forzato pensionamento attraverso gli organi previdenziali. Ma per dare corpo al personaggio Martucci, che scrisse il suo ultimo “pezzo” a 84 anni prima di spirare, nel 2000 e di cui noi, coinvolti in COMUNICARE LO SPORT, siamo tutti eredi in linea diretta, chiamo in causa il vecchio amico della “rosea”, Aronne Anghileri, volato via anche lui con Borea poco più di un anno fa a 87 anni, lasciando il suo monumentale archivio alla Facoltà di Scienze Motorie della Università di Verona: Addio Martucci (Pubblicato da La Gazzetta dello Sport il 4 settembre 2000) il Coni ha perso la memoria. Pallanotista in gioventù, avventuriero in guerra, braccio destro di Onesti dal ‘ 46 all’ 81 e insieme giornalista, studioso, infaticabile organizzatore: un ambasciatore coltissimo del nostro sport – Si è spento a 84 anni Donato Martucci si è spento sabato a Roma, all’ età di 84 anni. Ha scritto, anzi ha dettato il suo ultimo articolo, trasmettendolo direttamente ai dimafoni dal letto nel quale stava agonizzando, pochi giorni fa. La Gazzetta ha avuto il privilegio di pubblicare – venerdì 25 agosto – la sua rievocazione di quel giorno del 1955, a Parigi, quando Roma si aggiudicò l’ organizzazione dei Giochi 1960. Per oltre trent’ anni, dal 1947 al 1981, Donato è stato nella stanza dei bottoni dello sport italiano come capo ufficio stampa del Coni ma, in realtà, prezioso consigliere del presidente Giulio Onesti. Nato a Napoli il 19 gennaio 1916, nuotatore e pallanotista alla Rari Nantes Napoli, laureato in legge e studente all’ istituto di lingue orientali, cultore di studi di filosofia («Il mio adorato Cartesio», scrisse lui stesso). Nel ‘ 40 entra al ministero della Cultura Popolare, il famigerato Minculpop, «una delle sigle più sfortunate del Fascismo, perché richiama parti anatomiche pudende». Grande poliglotta, è considerato il numero quattro fra i traduttori di giapponese, all’ epoca dell’ Asse. Alla Direzione per la Stampa Estera l’ ambasciatore Rocco lo incarica di stendere la quotidiana rassegna della stampa straniera per Mussolini, che non era soddisfatto di quel servizio. Nel 1942 è trasferito alla Legazione d’ Italia a Lisbona, dove in quegli anni di guerra si incrociano le spie e le diplomazie di tutto il mondo. Vi trascorre un paio d’ anni movimentati, con le vicissitudini del 25 luglio e dell’ 8 settembre ‘ 43, ma non prive di aspetti comici, come quelli riguardanti l’ addetto navale italiano, del quale Martucci, molto caritatevole, nelle sue memorie omette il nome. Rientra in Italia nel 1944, al ministero degli Esteri, preso in un vortice di personaggi di primo piano, di giornalisti insigni, ospitando nel suo appartamento Luigi Barzini Sr., che provvede ai fornelli. Tuttavia fino a questo momento lo sport è un amore nascosto. Vi ritorna, praticamente per caso, nel 1946. Durante una missione diplomatica a Oslo, si imbatte nella squadra azzurra di atletica, che vi disputa i primi campionati Europei dopo la guerra. Martucci si prodiga per alleviare gli infiniti problemi che affliggono il presidente federale Bruno Zauli, segretario del Coni, e i suoi collaboratori. E’ la svolta della sua vita. Si accorgono di lui Zauli e il presidente Giulio Onesti, lo chiamano a dirigere l’ Ufficio Stampa del Coni. Martucci diviene il braccio destro e l’ interprete del presidente, un po’ eminenza grigia all’ interno, mediatore e amico di tutti all’ estero. Svolge molto lavoro giornalistico su quotidiani e settimanali, scrive libri di politica, di costume, di filosofia. All’ Olimpiade di Londra ‘ 48 impartisce rapide lezioni di pallanuoto a Nicolò Carosio che deve fare la radiocronaca di uno sport che ignora. Dall’ Olimpiade di Helsinki, nel ‘ 52, manda ogni giorno un lungo telegramma alla Gazzetta del Popolo, che in redazione trasformano in bellissimi articoli. Al Villaggio, uno sprinter americano di origini piemontesi, Lindy Remigino, frequenta la mensa italiana, fraternizza, vince batterie e quarti. Presentando la finale, Martucci dà un abbozzo di titolo: «L’ italiano Remigino vincerà i 100», seguito dalla sigla «rog», che sta per punto interrogativo. Al giornale equivocano, non mettono l’ interrogativo, e il giorno appresso l’ oriundo vince veramente e Martucci ottiene lo scoop della vita. Nel 1955 è intensa la sua attività diplomatica per ottenere i Giochi Olimpici a Roma, ma attacca duramente su Tuttosport, dove firmando «Donatello» tiene la rubrica del nuoto, l’ allenatore Majoni che appesantisce con lingotti di piombo i pallanotisti azzurri. «E’ una fesseria», gli ha detto Bandi Zolyomy (torniamo alla RN Napoli anteguerra). E l’ anno successivo Martucci completa l’ opera promuovendo la cacciata di Majoni, sostituito dallo stesso Zolyomy prima dei Giochi di Melbourne. Prende per mano e indirizza l’ inesperto presidente Percuoco, e durante l’ Olimpiade romana, quella del trionfo di Zolyomy e della pallanuoto, deve trasferirsi a raddrizzare l’ organizzazione alla Domus Mariae, dove alloggiano i giornalisti e le cose non funzionano. In Messico, nel 1968, dopo il massacro in piazza delle Tre Culture, il capo dell’ organizzazione generale Clark ordina di non diffondere la notizia. Martucci non se ne dà per inteso, e Clark gli intima: «Señor, arregle sus maletas!», prepari il suo bagaglio, e parta. Interviene il presidente del Cio, Avery Brundage, la vicenda subisce un rinvio di qualche giorno, ma prima della cerimonia di chiusura, Onesti e Martucci prendono il volo, temono per la loro incolumità. Decine, centinaia di episodi, di interventi, di grandi personaggi, convegni, di voluminose documentazioni. Fino al 1981, il compimento dei 65 anni e c’ è il nuovo presidente Carraro con il quale manca il feeling: è il pensionamento. Deve lasciare il Coni: prima che lui reagisca con un altro libro, «Bersaglio 65», Gino Palumbo ritiene giusto dedicargli due colonne in prima pagina della Gazzetta: «Ma chi è uscito dal Foro Italico?». Ne definisce determinante il contributo offerto per la ricostruzione e lo sviluppo di un movimento che la guerra aveva distrutto, rilevanti la sua influenza e la sua esperienza con Onesti. Allora torna ai suoi sport d’ acqua. Nello stesso 1981, passando sopra l’ antica inimicizia con Aldo Parodi, responsabile della propaganda della Federnuoto, poi dal 1983 direttore della rivista della Federcanottaggio. Sempre assistito e confortato, fino all’ ultimo, da Guendalina Leoni, amorevole compagna di comuni origini sportive, che era stata campionessa italiana di tuffi nel 1964. Aronne Anghileri Ieri i funerali in forma privata La notizia della morte di Donato Martucci ci è giunta sabato dal nipote Vincenzo, inviato in Australia. Pochi giorni fa, mentre il male stava spegnendo le sue ultime energie, Donato aveva scritto per noi un articolo in occasione del 40° anniversario della grande avventura di Roma ‘ 60. I funerali si sono svolti ieri in forma privata, i familiari hanno chiesto che la notizia della morte venisse divulgata dopo le esequie. La direzione e la redazione della Gazzetta ricordano con commozione Donato Martucci ed è vicina al dolore di Vincenzo e della sua famiglia. Anghileri Aronne

 

 

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