Di Ruggero Alcanterini
A metà degli Anni 50 feci la mia prima esperienza in materia d’integrazione. Lei italiana, lui egiziano, il figlio da subito mio compagno di giochi, venivano dalla Libia. Il padre aveva una peculiarità tanto importante da collocarlo nel campo petrolifero e degli affari: parlava arabo. Ecco, mi chiedo se non sia venuto il momento di insegnare con l’inglese la lingua araba, oltre quella nazionale, nelle scuole europee. Il motivo è che a mio avviso la barriera linguistica, che ci separa dalla prevalenza degli immigrati, ci rende anche estremamente fragili. La non comunicazione, l’incomprensibilità delle parole, rendono inadeguate le misure d’integrazione, come quelle della sicurezza. Potremmo arrivare a ragionare su tanto altro, ma comprensione e prevenzione passano inesorabilmente per la comprensibilità.
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