Di Ruggero Alcanterini
CON LE TROMBE NEL SACCO…- Credo che ci sia poco da discutere, se continuiamo a fornire fruste prima ancora che cavalli e carrozze, continueremo ad avere PIL da retroguardia in Europa e nel resto del Pianeta. Questo venticello elettorale, che rafforza e rallenta lo spirare di giorno in giorno, tra bastonate e carotine messe lì per allungare la vita di un Governo forzato, non può che produrre imbarazzo e disagio a fronte della filosofia del minor danno di parte. E vengo al dunque. E’ evidente che quella che stiamo vivendo è la fase catartica di una mostruosità generata all’inizio degli anni novanta, quando qualcuno s’incaricò di distruggere senza distinguo il sistema politico partitico italiano e quindi ora ci si contorce senza vie d’uscita, in un contesto in cui si sono irreparabilmente inceppati meccanismi nati con il fine di garantire equilibri costituzionali. che si basavano sul primato della rappresentanza determinata dal suffragio, sul reale consenso, sulla designazione popolare. Insomma, dopo il prevalere dello tsunami giustizialista di un trentennio fa, la nascita di partiti improbabili, di composizioni floreali, animali ed alchemiche, la spoliazione sistemica del Paese da quel che aveva realizzato dalla sua unità, passando per due Guerre Mondiali e le sue formidabili rinascenze, adesso ci trasciniamo tra quello che rimane, in un mare di relitti, auspicando capitani coraggiosi e parlamentari responsabili, piuttosto che improbabili riforme costituzionali, nel miraggio/incubo di impossibili elezioni anticipate. Negli ultimi singulti di storia, la Repubblica, terza se non quarta, si è beccata ben tre Capi di Governo non eletti, ma benedetti, prima da Napolitano e poi da Mattarella, per necessità più che per scelta e segnatamente Monti, Renzi e Conte. I partiti, quelli che fanno dell’Italico Stivale una realtà aliena, rispetto alle nazioni fondatrici dell’Europa Comunitaria, omologa a quella dei paesi usciti dall’URSS, piuttosto che dalla dittatura franchista e salazariana, vivono la precarietà determinata da in elettorato deluso e instabile. In queste condizioni, per progetti a medio e lungo termine, per un recupero della via maestra ed un ritorno al primato che artatamente ci fu scippato, all’italica problematica autorevolezza, scomoda per i finti amici ed i dichiarati nemici, credetemi, non ci sono le condizioni. L’unica soluzione possibile sarebbe quella di una rifondazione, ma ne mancherebbero i presupposti dati vincoli comunitari. E allora? Allora non occorre altro che invocare una rivoluzione copernicana, denunciare fatti e misfatti, dichiarare spergiuri quelli che ci hanno fregato, issare le vele del genio e della sregolatezza, della imprevedibilità creativa e riprendere il largo con le nostre caravelle, sempre che la battente bandiera non sia corsara e i nocchieri siano adatti al mare procelloso. Diversamente, non ci rimangono che danteschi versi a commento di un destino davvero irriguardoso della nostra storia e del nostro valore. Insomma, come si suol dire, siamo alla fine con le trombe nel sacco.
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