Dimmi che disturbo hai e ti dirò quale rimedio è più adatto per gestirlo, prevenirlo o curarlo. È quanto suggerisce “Il grande libro delle erbe medicinali per le donne” (Edizioni Sonda, 448 pagine, 19,90 euro), che arriva oggi nelle librerie italiane. Perché in quelle canadesi è presente da un po’, giusto il tempo di vendere 80mila copie. Cindy Gilbert, naturopata e docente di medicina naturale presso il Canadian College di Naturopathic Medicine, è l’autrice che vive e lavora a Toronto, e si occupa personalmente di coltivare le erbe officinali che prescrive alle sue pazienti. Ma il boom di vendite è previsto anche in Italia, dove questo dizionario è stato curato e scritto anche da Roberta Maresci, giornalista e scrittrice che ha già pubblicato altri quattordici libri. Questo, “Il grande libro delle erbe medicinali per le donne”, è il suo quindicesimo. La guida scritta a quattro mani da Gilbert e Maresci è in fondo un viaggio nei prati italiani dove crescono piante, fiori e alberi promossi su campo a “dottori in medicina”. L’erbario è ricco: spazia dalle più familiari Camomilla e Melissa, al meno comune Berberis vulgaris, utile per fegato e cistifellea, o il trifoglio rosso, prezioso alleato per i disturbi nel periodo della menopausa.
Doppia la chiave di lettura per questo grande libro, unico nel suo genere: dalla patologia ai rimedi verdi e dall’erba ai benefici “a misura di donna”. Per ciascun disturbo, c’è la descrizione con i sintomi e il rimedio più adatto per gestire, prevenire o alleviare la patologia. “Piante «amiche» delle donne: per risolvere o alleviare alcuni sintomi, come l’irregolarità mestruale o la scarsa produzione di latte, l’inappetenza o la depressione e altre malattie, quando per esempio i farmaci non sono sufficienti, o le terapie prescritte non sono tollerate. Dall’iperico alla lavanda (da raccogliere nella notte di san Giovanni e combinare per combattere i casi di ansia, verruche genitali, herpes o depressione), passando alla shatavari (indicata come antiaging e nella cura di almeno cento malattie), l’elenco dell’erbario consigliato nel nostro Grande libro delle erbe medicinali per le donne è lungo e rigorosamente a «misura di donna» alle prese con malattie che solo noi conosciamo”, dice Roberta Maresci. Sarà perché abbiamo una confidenza innata con la natura? Viene da chiedersi. E a domanda risponde la giornalista romana: “Il passato ci ha viste raccoglitrici, guaritrici, levatrici, medichesse e farmaciste. Anche se non tutte capaci come Clara Botzi di sentire le voci delle erbe che risuonavano nei campi (nel 1585), a suggerire le loro proprietà più segrete, oggi calendula, soia, salvia e menta sono alla base della farmacopea e non solo. Attenzione però a raccogliere con leggerezza fiori, foglie e bacche, perché esistono piante tossiche che rappresentano un pericolo al quale in genere si pensa poco. Ci sono piante letali per l’essere umano, che in alcuni casi somigliano ad altri prodotti più noti e commestibili, con cui possono essere facilmente confusi.
A chi non è capitato, in autunno e in primavera, di concedersi il gusto di fare lunghe passeggiate nei giardini e nei boschi? Un piacere cui cedere senza indugi, a patto di non cadere nella tentazione di mettersi in bocca o portare in cucina piante sconosciute o facili da confondere. Molte delle piante velenose sono proprio quelle da cui si ricavano principi con azione farmacologica. Per cui, attenzione: in questo libro la lettrice non troverà informazioni sulla cicuta (Conium maculatum), pianta velenosa per eccellenza, passata alla storia come quella con cui Socrate si diede la morte, tossica per la presenza di varie sostanze alcaloidi che inducono la morte per paralisi respiratoria. Non troverà indicazioni sull’assunzione dell’oleandro (Nerium oleander): cinque foglie, ingerite, possono bastare per uccidere. E non ci saranno tracce di altri insospettabili, come i frutti del lauroceraso (Prunus laurocerasus), dell’agrifoglio o pungitopo (Ilex aquifolium) e i semi della piracanta o agazzino (Pyrachanta coccinea), arbusto spinoso tipicamente utilizzato nelle siepi: anch’essi tutti mortali. Viceversa troverà un ricco ventaglio erbaceo dove, a fare la differenza del beneficio, a volte è perfino il momento in cui si procede alla raccolta: l’esito dell’utilità varia addirittura dall’orario in cui si coglie la radice o il germoglio, oppure se la pianta è in fioritura o meno. Sbaglia chi crede che la terra sia solo da coltivare per raccogliere prodotti che finiscono sulla tavola. L’industria di produzione sanitaria lo sa bene”, racconta la Maresci. “Il grande libro delle erbe medicinali per le donne” ha il patrocinio della LILT, Lega Italiana per la Lotta ai Tumori sezione di Roma, e del Comitato Nazionale Italiano Fair Play riconosciuto dal CONI.
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