La prima battuta che sorge spontanea è quella sul superman della racchetta, Novak Djokovic, che si propone anche come campione alternativo ad un principio essenziale, come quello del rispetto delle regole: che senso ha il gioco di Diokovic? Nel tritacarne del COVID19 ci siamo finiti tutti, vaccinati contagiati o meno, compresi i professionisti del no, in nome di una presunta libertà a prescindere, compresa l’altrui di difendersi dal male. Il rispetto delle regole, prima regola non scritta, ma fondamentale per il Fair Play, impone lealtà shakespeariana, senza se, ni, ne, ma e bah. Insomma o ci si vaccina o ci si vaccina. Se, per assurdo, ad oggi nessuno si fosse vaccinato, potremmo fare gli stessi conti che si fecero tra il 1917 e il 1923 per la “Spagnola”, quando senza la protezione vaccinale il saldo fu di cinquanta milioni di decessi accertati e cento presunti tra gli umani, che allora sul Pianeta erano un terzo degli odierni. Sempre sulla base del raziocinio che dovrebbe guidare le valutazioni e le decisioni di chi ha responsabilità di governare in nome e per conto della collettività, vi confesso che trovo assurdo che si continui a mediare, peraltro sulla pelle di chi è stato e sarà vittima suo malgrado. Purtroppo la libertà di non vaccinarsi si sta confermando come il problema dei problemi per una comunità, in cui non può che prevalere il diritto primario alla salute. In questo, l’Europa dell’Euro denuncia ancora una volta e di più la propria inadeguatezza, non essendo in grado di determinare una impostazione univoca dei protocolli, secondo scienza e coscienza, cosa che avrebbe sollevato gli stessi governi nazionali da imbarazzi e complicazioni. Dunque, prima che poi, avviamo quella necessaria transizione etica che ci liberi in futuro da pregiudizi e speculazioni, che nulla hanno a che fare col bene comune e il gioco corretto, il fair play, secondo William.