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DI QUI ALL’ETERNITA’ ?

14 GIUGNO 2020
– Ma non vi siete accorti che questi mesi di lockdown ci hanno trasformato, che siamo divenuti tutti Highlander, prima nel chiuso delle case sarcofagi ed ora “liberi” nelle surreali bolle, che vanno oltre i confini dei guanti e delle mascherine, che raggiungono i gomiti e vanno oltre, sino all’intangibilità dei cento… duecento centimetri del distanziamento? Ecco, che assistere agli Stati Generali, con Giuseppe Conte, Ursula von der Leyen e Ignazio Visco, in video, come alla maratona digitale di Visionary Days “Quale Futuro”, con il Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, e con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mi ha confermato l’dea, anzi mi ha definitivamente incardinato nel cervello la certezza che, andando oltre il reale, il virtuale aumentato ci sta rendendo progressivamente disponibili per una virtuosa eternità, seppure protagonisti di ogni bassezza terrena, nel breve presente della vita vissuta. Del resto, catturato ieri da uno degli “imperdibili” film che fluttuano nei notturni televisivi, ho in qualche modo vissuto quel clima fatto di passioni proibite, dai bordelli alle corna, dal nonnismo allo sport da reggimento, lo stesso, con gli stessi protagonisti, che sicuramente aleggiava nel Foro Italico presidiato dagli americani nel 1944, quando i “liberatori” Lancaster e Sinatra si esibivano per i colleghi tra i basiti colossi dello Stadio dei Marmi e l’Oscar con “Di qui all’eternità”, dieci anni dopo, nemmeno se lo sognavano. Ecco, per venire al dunque, se per un verso la fotografia, il cinema, le infinite declinazioni della trasposizione digitale del nostro essere, ci vanno donando quella ubiquità che era prerogativa del Santo festeggiato ieri, Antonio da Padova e da Lisbona, per contro si diffonde un delirio generale – da resa dei conti – in cui si continuano ad abbattere uomini veri e simulacri. Altro che “Guardie e ladri” di pacioccona memoria. Qui si spara, si uccide e si distrugge . Qui si tenta di sovvertire o se preferite ribaltare le regole del “padrone” e la storia per lui scritta, delegittimandone gli autori. Insomma, una “rivoluzione culturale” da cui per un po’ nessuno si salverà, da Colombo a Milligan, da Leopoldo II a Churcill, da Montanelli a Romolo e i Romani, stupratori delle Sabine. Poi, nel divenire, di tanto sconquasso rimarrà l’eternità di un ritornello, ieri fatto di busti, monumenti equestri ed elegiaci dipinti, oggi di bilocazioni digitali, domani, appunto, di virtuali realtà iper e super, di perfetti cloni da poter riprodurre alla bisogna, salvo le anime, che saranno accuratamente ristrette nel Purgatorio in attesa del Giudizio.
Ruggero Alcanterini

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Ruggero Alcanterini

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