– Quando il Golden Gala “Pietro Mennea” si chiamava “Bruno Zauli”, Pietro ne era il protagonista assoluto, l’italiano più veloce che sfidava il mondo. La polizia a cavallo conteneva la folla degli entusiasti, che riempivano l’Olimpico all’inverosimile per partecipare alla celebrazione di un rito attraverso l’atletica, allora metafora di una Italia ideale, capace di essere leader in pista, e al vertice del sistema atletico ed olimpico estivo mondiale con un personaggio come Primo Nebiolo, completamente diverso dallo stesso Bruno Zauli, ma di lui erede di fatto per capacità e determinazione. A pensarci bene, la storia dello sport italiano è passata per eventi strategici come i Giochi Olimpici di Cortina (1956) Roma (Roma 1960) Torino (2006) e i Campionati del Mondo di Atletica Leggera di Roma (1987) tutti eventi in cui c’è traccia indelebile dei due personaggi. Oggi, dopo i due astri Berruti e Mennea, che appunto all’Olimpico scrissero una parte del romanzo atletico italiano legato allo sprint e in particolare al “diaulos”, ai 200 metri, scende in campo sulla stessa distanza Filippo Tortu, un ragazzone milanese del ’98 (1,87 per 76 kg) con un record di 10”15 sui 100, quindi con compasso e frequenze giuste per restituirci le emozioni di un tempo. Lui viene dall’Atletica Riccardi, dell’indimenticabile Renato Tammaro, ed è amorevolmente seguito da Fiamme Gialle e FIDAL, nella stessa persona del Presidente Alfio Giomi, che ha riportato l’atletica anche al tavolo della Giunta CONI. Diciamo che con il successo di ieri da parte della rinnovata nazionale del calcio azzurro, si va determinando una positiva congiuntura astrale tra atletica e calcio, quella che ne vide la sintesi nel nobile artefice fiorentino Luigi Ridolfi , tra gli anni venti e cinquanta.