Una volta all’interno del corpo, il “killer silente” inizia a danneggiare lentamente il DNA in modi che causano il cancro delle cellule. Provocando così malattie come il mesotelioma.
Una volta che una cellula diventa cancerosa, si replica in modo incontrollabile, provocando un accumulo di cellule che forma lentamente un tumore.
I trattamenti utilizzati per sconfiggere il mesotelioma sono: la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia, attraverso i quali si cerca di gestire la crescita del cancro, ridurre i sintomi e aiutare le persone a vivere più a lungo.
All’insorgere della malattia, appare scontato concentrarsi sui danni causati al fisico, lasciando in secondo piano gli aspetti meramente emotivi e relazionali.
Eppure questi ultimi non vanno assolutamente sottovalutati, visto che una vasta letteratura scientifica, relativa ai malati oncologici, ha dimostrato che la presenza di disturbi psichiatrici e psicologici peggiora la qualità della vita e diminuisce la risposta al trattamento, influenzando negativamente il decorso della stessa.
Uno studio pubblicato nel 2018 dall’American Journal of Industrial Medicine ha evidenziato la necessità di approfondire la delicata questione dal punto di vista strettamente psicologico.
I ricercatori hanno descritto cosa si sa delle persone colpite dall’amianto e come e perché provochi così tanto disagio mentale ed emotivo.
Gli studi hanno ampiamente dimostrato che i pazienti affetti da mesotelioma hanno un significativo disagio psicologico che implica: reazioni di stress, shock, sgomento, ansia, depressione (chiamata in gergo “depressione amianto”), senso di disperazione, apatia, difficoltà di concentrazione, paura di malattie e condizioni legate all’amianto, paura di un “contagio aereo” o “assassino invisibile”, paura di morte prematura, rabbia, disfunzione sociale, nosofobia (ossia il timore della malattia connessa alla paura di fare controlli), negazione della malattia, somatizzazione, reazione d’anniversario (legata alla difficoltà di elaborare il lutto), sindrome di demoralizzazione, alessitimia (ovvero la difficoltà di esprimere emozioni).
Il ruolo della psicologia clinica in ambito oncologico è dunque di fondamentale importanza.
È utile al paziente in quando favorisce la “storicizzazione” della malattia, l’elaborazione della sofferenza e della rabbia connesse alla diagnosi.
È utile i familiari, perché insegna loro a prendersi cura in modo continuativo del malato, facendo attenzione sia agli aspetti connessi al corpo sia a quelli più squisitamente psichici.
L’intervento psicoligico permette inoltre di dare un nome chiaro alla paura connessa all’esposizione ad amianto: un killer silenzioso e invisibile, da affrontare a viso aperto.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, nella persona del Presidente avvocato Ezio Bonanni, ha istituito un servizio gratuito di consulenza psicologica e psichiatra online, avvalendosi del supporto di esperti nel settore.
Il Dipartimento di Psicodiagnostica clinica e Psicopatologia secondaria correlata all’asbesto e all’esposizione di sostanze cancerogene negli ambienti di lavoro e di vita, consente alle vittime ed ai loro familiari di contattare lo psicologo ogniqualvolta ne sentano il bisogno.
Parlando del Dipartimento l’avvocato Bonanni ha dichiarato “Non si può dimenticare che ci sono state per decenni esposizioni professionali e ambientali ad amianto e ad altri cancerogeni, che hanno provocato, stanno provocando e provocheranno, purtroppo, decine di migliaia di altre vittime; è per questo che oltre alla ricerca nel campo biomedico, è necessario assistere coloro che si sono ammalati, che si ammaleranno e i loro familiari, anche con una parola di conforto e di sostegno e non solo con la chemioterapia e radioterapia: ecco perché stiamo incrementando l’azione e l’operatività del dipartimento di assistenza psicologica per le vittime dell’amianto e degli altri cancerogeni e dei loro familiari”.
Purtroppo le malattie connesse al disagio psicologico ancora non rientrano nelle tabelle Inail.
ONA ovviamente farà di tutto perché questo importante traguardo venga raggiunto e venga dato il giusto riconoscimento alle vittime.
Dott.ssa Simona Mazza
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