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DAL COVID 19 ALL’AMIANTO, GUARDIA ALTA

27 APRILE 2020 – Ieri, Giuseppe Conte, illustrando nei dettagli il suo DPCM per la Fase 2 della lotta al COVID 19, ha fatto indispettire finanche la CEI, ma parodiando Ernesto Nathan, da Sindaco, ai romani compassionevoli, secondo il Presidente del Consiglio, qui non c’è trippa per il virus. Peraltro, domani, 28 aprile, si verificherà una vero e proprio corto circuito, perchè ricorrerà la Giornata Mondiale della Sicurezza sul Lavoro e delle Vittime da Amianto, indetta congiuntamente dalla ILO e dalla ABREA. I numeri delle vittime sono sempre altissimi, ma paradossalmente creano meno pathos, probabilmente perché il rischio viene avvertito diversamente. L’impatto emotivo non può essere però un fattore discriminante rispetto alla pandemia permanente degli incidenti sul lavoro e delle vittime d’amianto, cui si sommano adesso quelle del Coronavirus. I lavoratori, medici, infermieri, uomini della sicurezza e delle emergenze sono tutti in prima linea e vittime predestinate del dovere, tanto quanto i tecnici, gli operai, i militari, i vigili del fuoco, gli operatori e i cittadini in siti insicuri o infestati dalle fibre d’amianto. Ecco, dunque, per non dimenticare quanto e cosa abbiamo realmente di fronte adesso e nel futuro prossimo, dobbiamo ricordare che, oltre la seconda Fase del contenimento e contrasto alla pandemia da COVID 19, abbiamo di fronte quel che puntualmente ci viene riproposto con la “World Day for Safety and Health at Work 2020” , dalla ILO (International Labour Organization) non a caso concomitante, simbolicamente da anni, con la “Giornata Mondiale Vittime Amianto”, su proposta dell’ABREA (Associazione Brasiliana Esposti Amianto). Le due Organizzazioni, nello stesso giorno del 28 aprile , sono unite nell’appello universale all’impegno per contrastare preventivamente ogni forma di pericolo, che renda ingrato il fondamentale diritto dovere al lavoro e perverso il rapporto anche inconsapevole con le fibre killer dell’amianto, causa pandemica di malattie gravi e decessi per patologie asbesto correlate. Secondo i dati ILO, attualmente ci sono 374 milioni di persone ferite da infortunio sul lavoro o colpite da una malattia professionale. L’86% delle morti per cause lavorative è rappresentato da malattie professionali, circolatorie 31%, tumori 26%, malattie respiratorie 17%. Purtroppo è doloroso e frustrante scriverlo, ma sono ancora diversi i paesi civili in cui l’estrazione e la lavorazione dell’amianto non si è fermata, orientando cinicamente l’esportazione nei territori in via di sviluppo, dove le regole e i divieti anche per i pesticidi altrimenti banditi, piuttosto che per lo sversamento indiscriminato dei rifiuti altamente tossici e radioattivi non esistono o vengono aggirate. Altrettanto pesante però è lo stato dell’arte anche laddove le leggi hanno bloccato la mefistofelica filiera amiantifera ( in Italia dal 1992) senza comunque risolvere significativamente il problema dello smaltimento protetto delle enormi quantità introdotte ogni dove, dalle case alle infrastrutture, ai treni, alle navi, ai dispositivi militari, tra la fine del XIX e del XX secolo, salvo appunto ignorarne le vittime, nei confronti delle quali non occorrono soltanto solidarietà e commiserazione, ma soprattutto assistenza e sostegno, riconoscimento e giustizia. L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, per questo, con la guida competente del suo Presidente, Avv. Ezio Bonanni, si è decisamente orientata sul doppio fondamentale obiettivo della prevenzione e dell’azione risarcitoria, perseguendo il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. Nell’intento di dare il massimo sostegno all’azione di forte connotazione culturale, alla necessità di un cambio radicale di metodo e di passo anche sul piano educativo, formativo, culturale, etico, è nata anche l’alleanza con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play e non a caso a pochi giorni dalla istituzione della Commissione Amianto – in cui l’ONA è rappresentata, il Ministero dell’Ambiente ha stipulato un Protocollo di collaborazione con l’Agenzia Sport e Salute, già CONI Servizi, nel cui ambito opera proprio il CNIFP (Comitato Fair Play) affinché anche attraverso lo sport sia garantita la sostenibilità ambientale, a cominciare dall’impiantistica afflitta dalla presenza di amianto e da bonificare.
Ruggero Alcanterini

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