3 GIUGNO 2020
– Oggi cadono i confini regionali, si riapre all’Area Schengen ed ebbene sì, la sensazione è proprio quella di compiere il classico salto nel buio. Ma perché? Beh, ci vuole poco ad entrare nell’area velata dall’incertezza, scoscesa dall’emergenza ed accidentata dalla indeterminatezza di chi dovrebbe rassicurarci su di ogni fronte ed a qualsiasi livello. Badate, che chi ve lo scrive è un incorreggibile ottimista, innamorato della vita al punto di respingere per le brevi ogni avvertimento negativo, dalla raccomandata sospetta al ricovero ospedaliero. Eppure, per quella sana onestà intellettuale, che dovrebbe sempre illuminare la strada da percorrere, non posso, anzi non possiamo esimerci dal porci alcune fondamentali domande. Ma siamo proprio sicuri che gli esperti di salute ed economia siano certi delle loro valutazioni sulla doppia emergenza? Ma abbiamo motivo di sentirci garantiti dal sistema, quando balbetta sui presidi essenziali della prevenzione, quando avvia e riavvia il motore della provvidenza minima, che continua a starnutire? Tutto appare avviluppato nella salsa agrodolce del dubbio epidemiologico e dei dati numerologici quotidiani, del crollo traumatico delle produzioni e delle impennate vitali tra musei, aperitivi ed assembramenti contestati della politica e della religione. Intanto, però, qualcuno continua pervicacemente ad inquinare, distruggendo la vita a cominciare dai fiumi subito, al primo colpo di manovella, come a mandare al massacro operai insicuri nel tritacarne dell’abusivismo edilizio. Quello che ci rende a dir poco perplessi è l’ansimare istituzionale, non soltanto italico, che denota smarrimento e incapacità autocritica, anzi. Se qualcuno dà del cornuto all’asino, se conta gli zeppi in casa d’altri, brandendo la Bibbia e rifiutando l’evidenza del rogo in casa propria, anche dalle nostre parti occorrerebbe prendere atto che non bastano slogan, rinfacci, celebrazioni e sceneggiate, perché i rattoppi e le mance non possono sostituire leggi di riforma, progetti e programmi di attuazione, provvedimenti drastici nel breve termine, tutti inesorabilmente collegati al coraggio ed alle reali capacità di chi magari nasce tondo e non può divenire quadrato. Insomma, almeno per gli italiani, è venuto il momento di rifare i conti con la vera Politica e con i veri Partiti, con chi la Costituzione – tanto enfatizzata ieri 2 giugno – delega alla guida reale del Paese, con tanti saluti ai corpi separati, che in questi settantatré anni di Repubblica non hanno mancato un solo giorno di complicarci la vita, se non di comprometterla in modo forse irreversibile, come avvenuto dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso.