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COVID: LAZIO, LIMITI PER IL TEST RAPIDO

La notizia c’è e non c’è. Perché l’ultima novità in tema di tamponi e di Covid, secondo quanto annunciato dall’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, è che la Regione Lazio presto abiliterà al test rapido antigenico le strutture sanitarie private autorizzate. La tariffa calmierata nelle Asl e negli ospedali sarà di 13,94 euro, con le strutture obbligate a esporre il tariffario al pubblico. In caso di positività al test, comunque si dovrà procedere con il tampone molecolare presso le postazioni drive-in regionali allestite dalla Asl (il tampone molecolare rimarrà gratuito e completamente a carico del servizio sanitario). Per fare il test (non presente sul mercato) sarà necessario portare con sé tessera sanitaria, ricetta e referto di positività al test rapido. Ecco qua la non notizia, che si annida come un rebus proprio nei limiti del test rapido per l’identificazione dell’antigene del virus SARS CoV-2, ossia quello che viene effettuato anche nelle postazioni dedicate degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino e al porto di Civitavecchia, che ha una grande incidenza d’errore.

“La Regione Lazio ha dato la possibilità di fare i test con l’antigene, cosa ben diversa dal molecolare. Il vero test che garantisce il risultato per quanto concerne il Coronavirus è solo il molecolare, che richiede il prelievo di un campione delle vie respiratorie del paziente. Richiede dalle due alle sei ore per avere la risposta. La popolazione va informata che il test ha un costo e scendere sotto alcuni prezzi è impossibile – spiega Maria Stella Giorlandino, presidentessa Artemisia Lab. “Prendere un kit di una ditta italiana con un giusto rapporto della qualità del prodotto, a meno di 10 euro non si trova nulla ma si può oscillare dagli 8 ai 14 euro. Un antigene cinese lo trovi anche a 3 euro, ma dobbiamo considerare che il valore del materiale è anche il valore della risposta dell’esame stesso. Quindi la notizia è che il test dell’antigene sarà regolamentato dalla Regione Lazio ma di fatto nessun laboratorio privato ancora può eseguirlo”, conclude la Giorlandino che invece si batte anche con forza per gli effetti della pandemia sulla cura dei tumori in Italia che, nei primi 5 mesi dell’anno (rispetto allo stesso periodo del 2019), ha registrato un calo di circa un milione e quattrocentomila esami di screening. Si tratta di neoplasie che saranno individuate in fase più avanzata con conseguenti minori possibilità di guarigione e necessità di maggiori risorse per le cure. Un problema enorme che Artemisia Lab sta affrontando in tandem con la LILT, Lega Italia a per la Lotta contro i Tumori, tanto che ha aperto dei percorsi dedicati per accelerare diagnosi in arretrato.

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