Ieri, sono stato colpito dalla serenità con cui Gimbo Tamberi, Daisy Osakue e Yeman Crippa hanno commentato le loro imprese europee a Berlino, sulle pedane e la pista di quello Stadio Olimpico, in cui ottantadue anni fa , nel 1936, in un clima un po’ diverso, Ondina Valla, prima aurea medaglia della storia atletica “azzurra” al femminile, trionfò negli ottanta ad ostacoli, beffando la valentissima Claudia Testoni, soltanto quarta. I bronzi della marciatrice Antonella Palmisano e dello stesso Crippa ebbero precedenti illustri in Giorgio Oberweger il “mago” , terzo dopo i colossi americani con un quarto di giro in più nel disco e in Mario Lanzi, argento negli ottocento, gara in cui il suo rivale storico, Rudolf Harbig fu addirittura eliminato in batteria, piuttosto che nella staffetta veloce con Mariani, Caldana, Ragni e Gonnelli , altro argento . La stessa celebrata “antenata” di Daisy, Gabre Gabric, fu lontana dalla finale, mentre Arturo Maffei, calciatore prestato all’atletica dal presidente “bilaterale” Luigi Ridolfi, fu protagonista di una finale simile a quella che ha visto ieri giocato Gimbo, redivivo a 2,28 ma scavalcato da avversari “elettrici” tutti al primato personale o stagionale proprio con il 2,33 che lui aveva considerato strategico per vincere a sorpresa. Voglio ricordare che Arturo, ormai in Borea da anni e cui mi unisce ancora un rapporto di straordinaria empatia, condivise in pedana ma non sul podio, per appena un centimetro di differenza con il giapponese Naoto Tajima , lo straordinario paradosso del “fulmine nero” Jesse Owens , che schiantò il simbolo ariano Carl Ludwig Long, davanti allo sbigottito Adolf Hitler. Ecco, per concludere, che comunque sia andata, la seconda puntata italiana per un evento titolato all’Olympiastadion deve essere considerata la possibile premessa per un imprescindibile ritorno in auge dell’atletica nell’Italico Stivale. Per questo, occorrono adesso umiltà e voglia di vincere, promozione e organizzazione, autostima e capacità progettuale, motivazioni forti e condivisione degli obiettivi di valore sociale, come la salute e l’integrazione, che possono essere colti proprio con l’attività atletico motoria diffusa, dagli asili nido ai circoli per la quarta età.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale
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