Monta il malumore dei cittadini dei quattro comuni limitrofi interessati dal nuovo termovalorizzatore a Santa Palomba, nel IX Municipio di Roma. “Da quarant’anni combattiamo con la discarica che ora hanno riaperto, e adesso ci vogliono mettere anche il termovalorizzatore: così questo territorio muore”, spiega Angela, residente ad Albano Laziale. Abitanti e associazioni chiedono a gran voce di non realizzare l’inceneritore che il Campidoglio dovrebbe costruire in un terreno a ridosso di Roma, Pomezia, Albano Laziale e Ardea. Stamattina diversi comitati di quartiere, sostenuti anche da Legambiente e Spi Cgil Castelli Romani, hanno organizzato un tour per mostrare quelle che, secondo loro, sono le problematiche principali della zona destinata a ospitare l’impianto.
L’area dove dovrebbe sorgere il nuovo termovalorizzatore si sviluppa su dieci ettari al confine della capitale. Un terreno privato al momento abbandonato a sé stesso e che è diventata una discarica a cielo aperto. Sacchi della spazzatura, divani, vasche da bagno. Tutti oggetti accatastati alle porte del perimetro. Una struttura che secondo Ferdinando Bonessio, consigliere capitolino di Europa verde intervenuto stamattina, costituirebbe un enorme spreco di risorse idriche: “L’impianto avrebbe bisogno di grandi quantità d’acqua per tenere costante la temperatura degli altoforni, in una zona già a rischio siccità e dove vige il divieto di aprire ulteriori pozzi che possano attingere alle falde acquifere”. Ma il problema, spiega Bonessio, è anche sulla qualità dello smaltimento: “Con questo sistema si incenerisce il rifiuto non trattato, con tanta presenza di materiale organico o materiali che potrebbero costituire materie prime utilizzabili, come carta, plastica, vetro e alluminio”.
Senza contare le ricadute sulla produzione agricola che opera nel territorio. Circa una decina di aziende nei dintorni, molte delle quali biologiche, temono le conseguenze sui raccolti. Una di queste è Cantina Terracanta, che applica la tecnica agronomica della biodinamicità. “L’aggiunta di un inceneritore sarebbe devastante, farebbe perdere la qualifica di biologico, con notevoli ripercussioni anche economiche oltre che ambientali: nei periodi più intensi diamo lavoro anche a una ventina di persone”, spiega Carlo Giudicepietro, il proprietario dell’azienda.
La cittadinanza, inoltre, vede la costruzione del termovalorizzatore come l’ultimo di una serie di problematiche che già coinvolgono il territorio. Dalla costruzione di appartamenti popolari in aree agricole alla discarica di Albano Laziale che provoca miasmi e che, in particolare, inquina la falda acquifera di Ardea, comportando la necessità di rifornimenti idrici a carico del comune limitrofo per gli abitanti della zona. “Secondo noi il Campidoglio dovrebbe favorire il sistema della raccolta differenziata, perché la cittadinanza, con il reso delle materie prime, ottiene anche dei benefici economici”, spiega Marco Alteri, della Rete tutela Roma sud, che riunisce otto realtà tra comitati di quartiere e associazioni. (Agenzia Nova)
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