Siamo sicuri che sia sempre così? Purtroppo l’arroganza e la prepotenza spesso si rivelano doti e non difetti, almeno ai fini del vantaggio. In questi giorni abbiamo di nuovo il tormentone del confronto con l’Europa e per conseguenza con i mercati o viceversa. Lo spread come il rating sono determinati o indotti da orientamenti soggettivi, legati anche al fumo di qualche pipa, se non addirittura alle dichiarazioni del sottosegretario di turno. Le previsioni su deficit e sviluppo vanno e vengono, salgono e scendono sull’onda dei twitt, accompagnandosi al ringhiare di questo o quello. Quelli della Commissione Europea, non eletti, fanno le pulci ai governi espressione del consenso popolare; i giudici, le consulte, le corti varie fanno la stessa cosa e i politici, senza la controfirma dei funzionari dirigenti non vanno da nessuna parte. Alla fine della fiera, chi è dietro lo sportello ha sempre ragione e chi è in fila davanti lo sportello deve adeguarsi. Siamo sicuri che questa corda sempre più tesa, questa idea del rigore a senso unico, che bada solo ai conti e non al valore dell’intrapresa e alla diversità dei ruoli sia quello giusto? Sarebbe bello ragionare in una situazione reale di parità di diritti e di doveri, ma non è così, a cominciare da casa nostra dove figli e figliastri fanno la differenza in un Paese cresciuto con le raccomandazioni e gli amici degli amici. Alla fine, dunque, rimane il cerino in mano allo sfigato e chi ha sbagliato o ha indotto intere collettività a disastri non paga.