Ieri, la visita di Vladimir Putin, come ottant’anni fa quella di Neville Chamberlain, ha blindato quello che fu il foro Mussolini, oggi Italico. Rituali per Vladimir, come fu per Neville tra il 1937 e il ‘39, le visite al Vaticano, al Quirinale e infine a Villa Madama immersa nel verde di Monte Mario e a vista dell’area sportiva monumentale, dove tra torri posticce del “Cipressi”, non mancò di passare tra gli osanna lo stesso Adolph Hitler… Mi è venuto in mente tutto questo, perché ho pensato al ruolo strategico di un luogo storico del nostro sport ed anche a tutte le altre testimonianze del nostro vissuto, abbandonate al divenire del tempo con i suoi inevitabili insulti, dallo stravolgimento architettonico, alla elusione ideologica della manutenzione e del restauro, insomma alla mercé della volubilità e della burocrazia. Adesso, dopo il giro di valzer che ha fatto del CONI Servizi l’agenzia Sport e Salute, bisogna vedere se cambia la musica, mentre la “benemerita” SCAIS annuncia per ottobre un nuovo focus di livello con una settimana di celebrazioni, mostre e visite guidate. Al contempo, con la struttura alla fatiscenza, sull’altra sponda del Tevere, piange lo storico ex Stadio Nazionale di Piacentini, oggi Flaminio, reso olimpico da Nervi nel 1960. Non vi nascondo che mi prude il cervello e sento l’impulso di dover fare qualcosa, di chiamare soccorso per il suo salvataggio, almeno tanto quanto capita con gli sventurati sui gommoni a vista della Libia. E’ mai possibile che la memoria sia così corta e che non ci sia un minimo soprassalto di dignità e di buon senso? Ieri, in una riunione di coordinamento, giusto tra le Associazioni Benemerite si è parlato anche del passato, ma non vi nascondo che quel che è prevalso riguarda soprattutto l’incerto futuro, senza bottigline in plastica di minerale, ma lo stesso tra bicchieri mezzi vuoti e mezzi pieni.