Abbiamo assistito ad una sentenza storica grazie al Tribunale di Velletri, Sezione Lavoro, Giudice Claudio Silvestrini, di reintegro per il capo dei servizi operai, dipendente dell’ufficio tecnico dell’Idi, l’istituto dermopatico dell’Immacolata a Monte di Creta a Roma.
Cesare Civica, 64 anni originario di Rieti, non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe stato costretto a iniziare una battaglia legale contro il Vaticano. E invece si, ritrovandosi accanto l’avvocato Ezio Bonanni, grazie al quale è stato reintegrato in servizio nella sede dell’Idi di Rona con le stesse mansioni. Il suo legale ora non intende fermarsi. In separata sede verrà quantificato il danno e chiesto il risarcimento.
Cesare Civica, ora in pensione da giugno scorso, è entusiasta: “Ringrazio l’avvocato Ezio Bonanni per avermi assistito. Sono contento per come sia andata, anche se non ho avuto mai un minino dubbio. La sentenza dimostra la mia onestà. Ho sempre creduto e credo nella Giustizia. Nutro forte rabbia contro il Vaticano perché per anni hanno tentato continuamente di tagliare teste. L’hanno fatto anche con come. Ci stavano riuscendo, ma grazie all’avvocato Bonanni, sono riuscito a dimostrare la mia estraneità a quanto cercavano di addebitarmi”.
È 2013 quando Cesare Civica lavora all’ospedale Idi. È all’ufficio tecnico come capo dei servizi operai. L’Idi è gestito dalla congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione.
Cinque mesi senza stipendi e il Vaticano prende in mano la situazione. Il Ministero dello Sviluppo economica (Mise) commissaria subito l’Idi. Amministrazione controllata quindi, e cambi al vertice repentini.
Cesare Civica continua il suo lavoro.
Una notte quando gli viene segnalata la riduzione del flusso idrico all’interno della struttura ospedaliera. Un’emergenza da gestire e risolvere.
Cesare Civica, come da prassi, invia una circolare e avvisa la ditta appaltatrice per intervenire. Gli operai intervengono e alle tre di notte sembra che l’impianto sia perfetto. Il capo operaio torna a casa, stanco ma tranquillo di avere svolto al meglio il proprio lavoro. La mattina invece di prendere servizio alle sette, considerato che è tornato a casa a notte fonda, arriva in ufficio alle nove. E’ proprio in quel momento che trova il putiferio. Gli operai della ditta che gestisce la manutenzione in tutto l’ospedale non hanno aperto bene la leva del rubinetto Acea. Quella stessa leva che è bloccata e non permette un flusso regolare dell’acqua. In mattinata, infatti, la pressione idrica in ospedale è scesa di nuovo.
Prima undici giorni e poi dieci, perché ritenuto responsabile del disservizio. Il suo stipendio è ridotto. I dirigenti, non contenti lo trasferiscono nella sede di Velletri.
Una responsabilità mai avuta, tanto da essere reintegrato al lavoro come stabilito dalla sentenza.
L’operaio specializzato attende ora il risarcimento danni.
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