“Dalla Regione Lazio sono stati fatti passi avanti enormi nell’esame delle richieste di cassa integrazione, con una mole di domande esaminate che si aggira sulle 5 mila quotidiane, dieci volte tanto rispetto agli inizi. Il nostro plauso va all’assessore al Lavoro Claudio DI Berardino e a tutto il gruppo di lavoro rinforzato ad hoc. Purtroppo, però, l’Inps non si stia dimostrando altrettanto celere e il risultato è l’amplificazione di questa drammatica crisi, con i pagamenti delle casse integrazioni che tarda ad arrivare ai lavoratori”.
A parlare è Roberto Plini, presidente di Conflavoro Pmi Lazio il quale partecipa in prima persona ai tavoli di lavoro, solitamente due a settimana, che si tengono in Regione per cercare di arrivare in fondo al tunnel nella massima collaborazione fra tutte le parti sociali. “Si tratta di un approccio al problema – sottolinea Plini – forse quasi unico in Italia. Dimostra un impegno fattivo e serio della Regione. Del resto, come sempre, sono le persone che fanno la differenza e la Regione Lazio, in questa situazione, vaglia ogni nostra discussione critica e propositiva. Ultima miglioria in ordine di tempo il coinvolgimento di Poste Italiane nei tavoli, poiché non tutti possiedono o hanno volontà di aprire un conto in banca per l’erogazione della cassa integrazione”.
Un lavoro immane che, come detto, rallenta molto una volta passato di mano all’Inps. Fatto ancora più grave se si pensa che circa il 92,6% delle richieste che arrivano in Regione Lazio (ma si è arrivati anche al 97% per molti giorni) sono da parte di imprese sotto i cinque dipendenti. “Conflavoro Pmi Lazio non fa distinzione fra territori o tipo d’impresa, ma il grosso delle domande, circa il 76%, arriva da Roma. Facile immagine le conseguenze se Inps non velocizza l’erogazione dei sussidi e se lo Stato non si impegna a tutelare e incentivare la ripartenza delle aziende”.
“Sono coinvolte nel dramma agenzie di viaggio, operatori turistici, chiunque lavori nel vasto e strategico settore del turismo. Quante di queste piccole imprese sotto i cinque dipendenti – avverte Roberto Plini – riusciranno a riaprire? E quanti di questi dipendenti rientreranno a lavoro? Se a questo aggiungiamo il fatto che non ricevono stipendio né cassa integrazione da ormai due mesi, e che per decreto non possono essere licenziati e ottenere così il sostegno della disoccupazione, il dramma è servito”.
“Lo stesso dramma vale anche per le imprese che perderanno la stagione: dove sono gli incentivi, gli sgravi, il sostegno promesso dello Stato? Dov’è la semplificazione burocratica per accedere ai fondi? Dove sono gli stanziamenti a fondo perduto già previsti in certi altri Paesi europei? Perché – conclude il presidente di Conflavoro Pmi Lazio – si continuano a posticipare le tasse quando è chiaro a tutti che una proroga non cambierà la vita ai piccoli imprenditori e servirà, invece, annullare ogni tipo di provvedimento fiscale? Noi siamo convinti che lo Stato, così come stanno facendo in modo oculato e veloce molti territori in autonomia ove possibile, debba farsi carico di assumere soluzioni immediate e straordinarie. Altrimenti lo scenario, da drammatico quale è oggi, diverrà velocemente apocalittico e definitivo”.
Conflavoro PMI Lazio
Confederazione Piccole e Medie imprese
www.conflavoro.it
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