Era un po’ che non mi dedicavo alle mie cianfrusaglie e così ho preso il coraggio di ripulire un ovale in metallo sbalzato, completamente annullato dalla patina dell’antico. Finalmente liberato, il vecchio obsoleto oggetto si è rivelato come straordinaria metafora, un invito a non indugiare rispetto al tempo fuggevole e con esso la vita. Se per la barocca fanciulla adagiata tra specchio, clessidra e teschio valeva l’invito a considerare la vita e la bellezza come una effimera ricchezza, per me è divenuto un irresistibile invito alla riflessione sotto la mia caricatura “americana” del 1984: ho recuperato il cappello di allora e mi sono messo a confronto, cogliendo la differenza tributata alla ultratrentennale sopravvivenza … Poi ho tolto quel cappello divenuto “accio” e mi sono coronato d’alloro, come nota ottimistica per un futuro ahimé passato. Confesso che mi sono divertito, infischiandomene delle solite pessime news sulla vita reale che ci circonda. Orazio aveva le idee chiare e dovremmo averle anche noi, ma sappiamo che non è facile. La vita sarebbe davvero triste se non fossimo un po’ cicale, ingiustificatamente ottimisti, disposti ogni tanto a cambiare atteggiamento, ad essere curiosi di noi stessi, a scommettere sui sentimenti degli altri…”… Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.”
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale
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