Mi chiedo di come ci si possa attribuire il titolo di campioni dell’accoglienza a fronte del progressivo disastro in essere, proprio legato a questa pretesa di essere sul posto più alto del podio, ad ogni costo. In effetti, i nostri addetti al salvamento in mare sono riusciti e riescono a fare anche miracoli. Non abbandoniamo nessuno, che sia vivo o morto, al momento del naufragio, ma poi sostanzialmente ci disinteressiamo di color che sono salvati e finiamo per perderne sistematicamente le tracce. Questo avviene con migliaia di adulti e quel che è ancora più grave, di minori. In realtà, molti di questi soggetti, riappaiono come rivoli di un immenso diffuso fiume carsico in ogni angolo del nostro Paese, cui stiamo tentando in tutti i modi di togliere l’aggettivo distintivo per eccellenza, quello di “Bel”. E’ disarmante vedere che queste migliaia e migliaia di derelitti vengono lasciati al proprio destino, abbandonati in condizioni orribili in ogni dove loro si nascondono, ma spesso in luoghi sensibili e visibili come capita a Roma, dove sono accampati sotto i ponti e lungo gli argini del Tevere, piuttosto che nelle esedre dell’EUR, nei parchi e nei parcheggi o intorno a San Pietro e non soltanto come capita ovunque, intorno e dentro le stazioni ferroviarie o nei complessi e manufatti abbandonati come capita al Forlanini.
Faccio la riflessione che in una situazione chiaramente fuori controllo, in cui le manutenzioni delle strade e del verde sono ferme da tempo, gli stadi come il Flaminio vanno in malora, i beni sequestrati alla criminalità seguono la stessa sorte, il materiale rotabile, treni e metropolitane sembrano carri allegorici, tanto sono pittati e ripittati dai grafitari, prendersela con il “senza tetto”, che era andato ad abitare nell’antica Villa Porto di Nerone ad Anzio, sembra una esagerazione. Eppure, questo modo d’essere, di rinunciare al proprio decoro con l’alibi buonista del dovere o della scelta alternativa dell’accoglienza sta diventando un tentativo di suicidio, non soltanto di chi governa al centro e in periferia, ma da parte degli stessi cittadini che, per protesta, trasferiscono il consenso senza se e senza ma, con percentuali senza precedenti, soprattutto per liste e candidati che in alcuni casi possono vantare soltanto il merito della novità , della presunta diversità e della ancora più presunta capacità di governo. Ma tant’è, la misura è colma, la corda è talmente sfilacciata che è prossima alla rottura, di morti per disagio, da mala accoglienza, se contano ormai ogni giorno… : forse varrebbe la pena di compiere un estremo atto di coraggio, quello di invitare pubblicamente i cittadini a provvedere in proprio, per salvarsi se possibile, secondo la vecchia massima antisociale, ma sempre in voga, “Ognun per se e Dio per tutti!”.