Il progetto Manaus nasce nel 2018 dalle ceneri di VoodooPank, la varietà del background musicale dei membri della band collide e si fonde in un centrifugato di esoterismo e viaggi spazio/mentali su un tappeto di chitarre distorte vorticose e claustrofobiche, con ritmiche che alternano momenti sognanti ed eterei ad altri più veloci e serrati.
Noise/punk/alternative, psichedelia ed atmosfere stoner/doom, con episodi che ricordano la dark wave sono gli elementi principali del sound della band, con testi introspettivi e profondi, un focus sulle proprie inquietudini, un invito a scrutarsi dentro per guardare cosa è rimasto.
Dopo “Segasonic”, “Calabi Yau” è il nuovo singolo dei Manaus pubblicato da Overdub Recordings e distribuito via Ingrooves (Virgin Music) /Universal, disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 9 luglio e in rotazione radiofonica da venerdì 12 luglio 2024.
Come descrivereste il sound di “Calabi-Yau” rispetto ai vostri lavori precedenti?
Ci teniamo prima di tutto a ringraziarvi per darci modi di parlare del nostro progetto. Calabi-Yau è il terzo brano del nostro album d’esordio che uscirà il 4 Ottobre, lo abbiamo scelto come secondo singolo (dopo Segasonic) perchè crediamo che sia abbastanza rappresentativo per quanto riguarda la proposta della band. Calaby-Yau è una canzone dal ritmo bello serrato e claustrofobico, chitarre graffianti e vorticose, sezione ritmica incalzante e testi da vero viaggio spazio/mentale attraverso le nostre inquietudini.
Qual è il messaggio principale che volete trasmettere attraverso questa canzone?
Scrivendo delle nostre inquietudini, viaggiando alla scoperta di noi stessi, vogliamo coinvolgere l’ascoltatore nel nostro universo. Calabi-Yau (come anche gli altri brani del nostro lavoro) tratta il tema dell’alienazione dal di dentro, parla di un viaggio spazio/mentale, un viaggio interiore intrapreso da un individuo alienato a lungo assuefatto dai ritmi capitalistici e che ha perso il contatto con il mondo e con sè. Poco alla volta però si trova a rompere il ritmo, a scoprire lo spazio, il quale diventa una pretesa, esperisce il Calabi-Yau dove tutto si lega e nulla è estraneo,tutto si appartiene. Ci piacerebbe che l’ascoltatore imbarcandosi in questo viaggio con noi possa immedesimarsi e raggiungere la consapevolezza di non essere solo ma altresì che anche altri vivono le sue stesse inquietudini.
Avete intenzione di realizzare un video musicale per questo singolo?
Work in progress..ci sono molte idee, il tempo di metterle in ordine.
Qual è la cosa più strana che vi sia mai successa durante un concerto?
Non sentire nulla di ciò che stai facendo è una cosa abbastanza ricorrente quindi non vale immagino.. Per fortuna o per sfortuna non ci sono mai capitate cose eclatanti. In generale però possiamo dire che l’approccio con il palco è sempre “strano” sotto tanti punti di vista, e mai facile, crea sempre sensazioni forti che vanno gestite.
C’è una città estera dove sognereste di suonare e perché?
Una in particolare no, diciamo però che essendo sicuramente affascinati dalle performance live storiche dei nostri artisti preferiti, la fantasia vola ed è un attimo ritrovarsi all’odeon hammersmith, a Budokan, al Reading ecc…
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