Ma vi rendete conto che la nostra vita, nel senso del tempo che inesorabilmente scorre, dipende dall’altrui rispetto? Adesso, qualcuno minaccia di bloccare stazioni, aeroporti e caselli autostradali, con la conseguenza di complicarcela più di quanto già non lo sia. Eppure, tutti, compresi loro, dovremmo preoccuparci di rendere liberi gli altri di disporre del proprio spazio tempo, secondo necessità, coscienza e libertà, posto che si tratta dell’unico bene di cui disponiamo a prescindere. Volendoci rendere impossibile l’esistenza, potremmo addirittura avvalerci dell’ISTAT per calcolare di quanti minuti, ore, giorni, mesi, piuttosto che di anni ognuno di noi è detentore mediamente, durante il suo divenire, dalla partenza al traguardo. Ecco, questo basterebbe a farci capire il valore incalcolabile del bene che ci viene sottratto ogni qualvolta veniamo imprigionati, resi ostaggio di bulli e perditempo, che ci bloccano al telefono con proposte irricevibili, parcheggiando in seconda fila, scavalcandoci senza vergogna agli sportelli e alle casse, se non peggio rubandoci lavoro e carriera con le raccomandazioni. L’intricato ed asfissiante sottobosco sociale, sopravvive e si sviluppa anche grazie alla tolleranza che – in carenza di pubbliche tutele – si determina sino ai margini della sopportazione che, bisogna dirlo, a volte appaiono davvero illimitati. Vivi e lascia vivere? Forse questo è il nostro vero problema. Così non saremo mai pronti a quel salto di qualità comportamentale, che dell’Italia farebbe l’indiscutibile eccellenza universale. D’altra parte, non si può avere tutto dalla vita e purtroppo nemmeno indietro quegli attimi fuggenti che quotidianamente ci vengono rubati.