E così, mentre il terrorista uzbeko Sayfullo Saipov falciava ciclisti sulla ciclabile a New York, nella affollata vigilia della Maratona, Kim Jong-un perdeva il controllo dei suoi esperimenti nucleari sotterranei, allarmando ulteriormente il mondo e Carles Puigdemont, esule a Bruxelles, emulava Mazzini, uno dei miei “ragazzi” se ne andava, volando in Borea… Mi riferisco a Sandro Provvisionato, da tutti conosciuto come giornalista e scrittore, impegnato dal lungo e periglioso corso tra i fronti di guerra in Kosovo, Libano ed Iraq, partendo da Radio Città Futura, passando per l’ANSA e finendo al TG5. Ma in realtà, io e Sandro, oltre la barba, avevamo in comune la passione per lo sport nel sociale e la sete di conoscenza combinata con le pulsioni e la temerarietà dei giusti. Sandro, diciannovenne atleta dell’AICS Club Atletico Roma, succedaneo della U.S. Vis Nova degli anni sessanta, da me presieduto e tecnicamente gestito da Leopoldo Marcotullio, negli anni settanta, ebbe il ruolo fondamentale di segretario e responsabile del Comunicato settimanale, che narrava delle nostre imprese con centinaia di ragazzi romani tra lo Stadio delle Tre Fontane, delle Terme, della Farnesina e la sede nazionale dell’Associazione Italiana Cultura Sport, in Via Giulio Romano, dove avevamo la base operativa. Lui faceva la spola dal Laurentino, dove abitavo anch’io . Lui era uno dei “ragazzi” dell’atletica cresciuti come e con me sulla scia del “Profeta” Alfredo Berra . Mi riferisco ad una generazione al titanio, con gioielli come Sandro Aquari, Franco Fava, Pietro Mennea , Mauro Guicciardi, Mario Biagioli, Maurizio Longega, Claudio Costa… tutti poi diversamente campioni, giornalisti o comunque validi professionisti doppiamente impegnati in settori diversi. Bisogna dire che dalla “scuola” nata a Roma negli anni cinquanta, in un modo o nell’altro, si sono generate infinite preziose variabili e Oliviero Beha, anche lui volato via in questo 2017, ne era una dalle caratteristiche straordinarie, come appunto quella di Sandro. Ma perché non riflettere dunque su questa nostra storia condivisa, di operatori del sociale attraverso la comunicazione, partendo dall’esperienza primaria dello sport ? Sandro aveva quasi undici anni meno di me ed io, in quel frangente atletico, giusto quando con le dinamiche del “rinnovamento” davamo vita ad una nuova primavera nella FIDAL, avevo la fortuna di avere accanto uno che avrebbe poi spiccato il volo per le sfide più complicate che possa compiere un giornalista, avendo una posizione ideale ed ideologica spiccatamente a sinistra, ma senza esitazioni a difesa della verità, anche la più scomoda, a favore della destra. Anche lui, dopo Oliviero, come un fiume carsico, lo persi di vista per ritrovarlo sui teleschermi e in vetrina nelle librerie, fino a riabbracciarlo al ricevimento per la Festa Nazionale dell’IRAN, in una villa della Camilluccia, giusto quattro anni fa. Voglio ricordare, che prima di occuparsi di terrorismo, guerra, mafia, criminalità, di intelligence, segreti e misteri della nostra storia nazionale e internazionale, Sandro Provvisionato, il segretario-redattore “ragazzo” del mio AICS Club Atletico Roma, aveva scritto da par suo, in modo impegnato, libri di sport: L’esperienza di «Sport e proletariato», in Sport e società; Problemi e prospettive dello sport in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1976; Lo sport in Italia. Analisi, storia, ideologia del fenomeno sportivo dal fascismo ad oggi, Roma, Savelli, 1976; Sport e pubblico: dieci anni di tifo, in ARCI (a cura dell’), Segnali dallo sport, Milano, Feltrinelli, 1980;”Sport e proletariato”: un’esperienza (breve) nel 1923, in I signori del gioco; Storia, massificazione, interpretazioni dello sport (con altri autori, Napoli, Liguori). CIAO SANDRO !
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