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Ambiente

Asbesto: cosa è accaduto dal 1992 a oggi

Le fibre di amianto, o asbesto causano asbestosiplacche pleuriche e ispessimenti pleurici, e mesoteliomatumore del polmone, della laringe, delle ovaie e del tratto digerente, tra cui la faringe, lo stomaco e il colon, e con tempi di latenza fino a 50 anni.

Nonostante l’entrata in vigore del divieto di utilizzo di amianto (aprile 1993, per effetto dell’entrata in vigore della L. 257 del 1992), sono presenti più di 40 milioni di tonnellate di materiali di amianto (33 in matrice compatta e 7 in matrice friabile), più di 1 milione di siti, dei quali 50.000 industriali, 40 di interesse nazionale, di cui 10 solo per amianto (come la Fibronit di Broni e di Baril’Eternit di Casale Monferrato, etc.); 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite da ONA in quel contesto – la stima è stata confermata dal CENSIS – 31.05.2014); esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di ONA); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso), migliaia di impianti sportivi.

La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).

In assenza di bonifica, le esposizioni sono proseguite e proseguono a tutt’oggi, e gli esposti di oggi saranno i malati di domani, ragione per la quale l’ONA chiede la bonifica e messa in sicurezza di tutti i siti contaminati (prevenzione primaria), e per coloro che, purtroppo, sono stati già esposti, la c.d. sorveglianza sanitaria, per la diagnosi precoce, che permette terapie tempestive e per ciò spesso più efficaci (prevenzione secondaria), e al tempo stesso la rappresentanza e tutela legale, con le prestazioni previdenziali e risarcitorie di tutti i danni sia delle vittime che dei loro famigliari (prevenzione terziaria).

Il tutto nell’ambito della circolarità della tutela, poiché da quella terziaria si attinge il presupposto per la prevenzione primaria, poiché i dati epidemiologici confermano il rischio legato all’esposizione e quindi impongono la bonifica.

L’ONA, propone la bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati prima di tutto attraverso la deflazione delle pastoie burocratiche, e con i costi calmierati, e poi con crediti di imposta sia per i privati che le imprese, pari o per elevata percentuale a quanto speso per la bonifica; l’incremento degli studi scientifici in materia di terapie e cura delle patologie  asbesto correlate, ed in particolare del mesotelioma; e la tutela legale, con strumenti tecnico normativi di risarcimento del danno attraverso la costituzione di un fondo ovvero di incremento del Fondo vittima amianto, con immediato ristoro del pregiudizio già al momento della diagnosi, senza necessità che la vittima proceda con azioni giudiziarie (solo successivamente il Fondo deciderà se agire o meno a titolo di surroga e rivalsa a carico del datore di lavoro ovvero del responsabile del danno subito dalla vittima).

L’ONA informa i cittadini con il Giornale sull’Amianto e li assiste con  lo sportello on-line. L’assistenza tecnica e medica e la tutela legale possono essere richieste contattando il numero verde gratuito (800 034 294).

La condizione di rischio amianto nel Lazio

Il ReNaM, nel VI rapporto mesoteliomi, fino al 2015, nel Lazio, risultano censiti 1167 casi, pari al 4,3% del totale (stime parziali), che adeguate sulla base della incidenza di tutte le malattie asbesto correlate, testimoniano di una incidenza di circa 400 decessi ogni anno (la media è di circa 100 decessi per mesotelioma, di 200 per tumore polmonare, e di ulteriori 100 per le altre patologie asbesto correlate), con il picco in alcune città nella provincia di Latina.

Nelle scuole del Lazio e negli impianti sportivi al loro interno, è stata censita la presenza di amianto, con 64 tonnellate di amianto compatto e 150 kg di amianto friabile.

E’ la punta dell’iceberg, rispetto alla più elevata situazione di rischio, poiché in molti casi c’è stata carenza di verifiche sulla reale situazione.

Negli stessi impianti sportivi, tra i quali quelli nelle scuole, realizzati prima dell’entrata in vigore del divieto di cui alla L. 257/1992, l’amianto è stato utilizzato, e nella maggior parte dei casi è ancora presente, e determina una situazione di rischio sia per il personale docente che non docente oltre che per gli alunni.

Osservatorio Nazionale Amianto

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