Sabato 30 giugno si è svolta una visita all’Oratorio Ipogeo Cristiano di Ardea. L’evento organizzato dalla Pro Loco di Tor San Lorenzo nell’ambito del Programma Estate Cultura 2018, è stato preceduto da una presentazione del dott. Giuseppe Cinelli consulente culturale della Associazione Excalibur.
Appassionati ed estimatori di bellezze archeologiche hanno affollato la sede operativa della Pro Loco in Via Nibbio, dove lo studioso di Scienze Storico-Religiose ha commentato un filmato informativo realizzato per lo specifico incontro culturale. Per l’Amministrazione Comunale è intervenuto l’Assessore alla Cultura Sonia Modica. Particolarmente gradita la partecipazione del Prof. Pio Francesco Pistilli docente di Storia di Arte Medievale all’Università della Sapienza di Roma.
Giuseppe Cinelli dopo aver delineato l’arco temporale lungo il quale si attesta la significativa presenza storico-culturale dell’Ipogeo e le diverse destinazioni di utilizzo e di culto, ha illustrato il Ciclo affrescale evidenziando i dettagli e gli indizi iconografici a supporto delle sue suggestive asserzioni:
«La mia affermazione che nell’Ipogeo Cristiano Sant’Angelo di Ardea si trovi la prima raffigurazione del topos iconografico del Santo Graal, poi riproposto dalla Vulgata Cavalleresca nelle pitture e negli affreschi durante tutto il medioevo, non è stata ancora smentita. Ma il secondo ragionamento da me proposto, se comprovato, aprirebbe prospettive e orizzonti di ricerca speculativa sbalorditivi. La noncuranza di archeologi e studiosi nei confronti di un eloquente e imperativo messaggio misterico, mi ha stimolato ad uno specifico approfondimento tematico. Ad ogni visita mi chiedevo come fosse possibile e perché nessuno notasse una raffigurazione dell’affresco di appariscente comunicabilità simbolica ed eretica. In bella vista sopra la Madonna in trono con Bambino, racchiusa da una eloquente fascia protettiva rossa, risalta una inequivocabile visione cosmologica. Un astro centrale è affiancato da dieci “pigne” poste ai lati: è evidente che si tratta di corpi celesti. All’inizio ero sconcertato: nel medioevo di pianeti se ne conoscevano cinque: marte, venere, saturno, giove e mercurio; poi c’era la Terra, la Luna … ma qui le pigne/pianeti sono dieci! Come spiegare quindi questa strana cosmologia eliocentrica?».
«Ho rispolverato i miei trascorsi studi classici ed ecco l’illuminazione – aggiungo Cinelli – nel VI secolo prima di Cristo il geniale Pitagora elabora una visione cosmologica rivoluzionaria nella quale, per la prima volta nella storia della filosofia, al centro del Cosmo non c’è la Terra ma Heuta: il Fuoco Centrale. Il Matematico di Samo è però fissato, oltre che con la metempsicosi, la geometria, ecc. con il numero 10: la Tetraktis, una vera e propria entità divina che per i Pitagorici ispira e regola tutto, alla quale quindi anche la sua cosmologia deve conformarsi. Ma come trovare i dieci astri che ruotano intorno al Fuoco Centrale? Beh, Pitagora e soprattutto il suo discepolo Filolao alla fine risolvono la questione: ai cinque vecchi pianeti/astri vengono aggiunti la Terra, la Luna, il Sole, il Cielo delle Stelle Fisse e una “Antiterra”, l’Antikton, che si trova sotto i nostri piedi, per cui neanche la vediamo. La cosmogonia è fatta! Ed eccola nella nostra raffigurazione: i cinque pianeti da una parte e i cinque astri dall’altra, che ruotano intorno al Fuoco Centrale!»
Il dott. Giuseppe Cinelli , esaltato, continua il suo discorso: «Ma si rende conto che cosa significa tutto questo? Spiattellare in un raccolto ipogeo cristiano di matrice benedettina una convinzione eliocentrica! E’ una deflagrante affermazione eretica per la quale tre secoli dopo luminari come Copernico e Galileo eviteranno il rogo solo abiurando le proprie convinzioni dinanzi all’Inquisizione, mentre l’amico Giordano Bruno finirà arrosto! Aggiungo solo questo: Heuta era definita dai Pitagorici La Madre di tutti gli Dei, è solamente una coincidenza che si trovi proprio sopra La Madre di Dio? Quale artista cristiano avrebbe osato tanto? Nel Ciclo affrescale ci sono un Giovanni Battista, un San Lorenzo che ci mostra una inquietante reliquia, la Maria Maddalena che affianca la Madre del suo Gesù; c’è un Graal che raccoglie il sangue dell’Agnus Dei, tutto l’affresco è effuso di simboli esoterici di matrice templare».
«I Templari – conclude lo studioso di Scienze Storico-Religiose – avevano conosciuto la filosofia orientale e gli enunciati misterici della numerologia Pitagorica tramandati in Egitto dagli storici arabi, queste conoscenze le portarono con loro lungo gli itinera dei pellegrinaggi, lungo la Via Francigena che all’altezza di Terracina si biforcava seguendo nell’entroterra l’Appia fin sotto i Colli Albani, incontrando le Abbazie di Bassiano, Fossanova, Valvisciolo e raggiungendo la costa per innescarsi sulla Severiana passando proprio sotto la Rocca. I Templari a pochi chilometri da Ardea avevano due Mansioni fortificate ognuna di circa duecento ettari che si spingevano fino sotto Albano: la Diocesi più potente della vicina Capitale pontificia… ma questa è un’altra storia».
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