L’ArcelorMittal Italy S.p.A. (ex Ilva) licenzia Pasquale Maggi, dipendente dal 2000 presso lo stabilimento di Taranto affetto da patologia asbesto-correlata in seguito all’esposizione professionale ad amianto, per aver “leso l’immagine e la reputazione sociale dell’azienda” e lui si rivolge alla Magistratura.
L’ex dipendente Ilva che era ancora in servizio presso ArcelorMittal, ha sempre affiancato l’ONA nella sua battaglia per i diritti dei lavoratori, sostenendo tutte le attività dell’associazione sul territorio e rendendosi disponibile come volontario. Maggi per anni aveva infatti più volte denunciato il rischio amianto e i pericoli all’interno dell’azienda, sollecitando la messa in sicurezza, per tutelare la salute sua e dei suoi colleghi.
“In qualità di volontario e attivista dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che è operativa nell’ILVA di Taranto con un comitato fin dal 2008, ho chiesto alla dirigenza maggiore e più efficace attenzione per la tutela dell’ambiente e rispetto della salute di tutti i lavoratori. In risposta ho subito contestazioni disciplinari, ed ora il licenziamento” – spiega Maggi. “Per questo mi sono rivolto alla Magistratura fiducioso di avere giustizia, ma anche con il pensiero rivolto ai tanti bambini della città che, a causa dei ritardi delle bonifiche, si stanno ammalando e stanno morendo per i ritardi delle bonifiche. I vecchi Governi avevano perfino promesso di costituire delle unità di oncologia pediatrica nella nostra Città, ad oggi nulla è stato fatto”.
“Ritengo ingiustificato il licenziamento del Sig. Maggi e saremo al suo fianco in tutte le sedi, e auspico che il datore di lavoro lo revochi tenendo conto della meritevole attività di tutela della salute e dell’ambiente nelle quali è stato sempre in prima come volontario a sostegno delle famiglie degli ammalati e dei deceduti” – dichiara il Presidente ONA Ezio Bonanni, che ribadisce – l’ONA resterà in prima fila perchè si coniughi lavoro e salute affermando la necessità che si evitino le esposizioni a tutti i cancerogeni secondo i principi costituzionali, anche alla luce della più elevata incidenza, fino al 400% in più di molti cancri spiccatamente professionali, quali per esempio il mesotelioma – e sottolinea – “per i lavoratori di alcuni reparti dello stabilimento la maggiore incidenza di cancri può arrivare anche al 1000%. Le spese sanitarie legate alle malattie professionali per l’esposizione a cancerogeni, con riferimento agli ex dipendenti ILVA e di altri siti contaminati (arsenale militare, etc.) di Taranto, sono pari a 4.000.000.000 di euro l’anno”.
L’ex Ilva è al centro di un delicatissimo processo denominato Ilva Ter. Il processo è cominciato prima dell’ingresso del colosso estero ArcelorMittal. I dipendenti dell’Ilva hanno lavorato nello stabilimento per oltre 20 anni senza mai ricevere alcuna forma di protezione o informazione in merito ai rischi che correvano lavorando in esposizione ad amianto e altri cancerogeni.
Questo ha favorito l’insorgenza di patologie asbesto correlate o comunque malattie correlate alla esposizione ad altri cancerogeni, in tantissimi lavoratori. In molti purtroppo hanno perso anche la vita. Per questo l’ONA al contempo si è schierata nel processo come parte civile.
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