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Anzio, il segretario del Pd passa con Renzi

LA MIA SCELTA

LASCIO IL PD E ADERISCO A ITALIA VIVA

“La festa è terminata” oppure “il Partito è finito” queste sono le due possibili traduzioni in italiano del memorabile libro datato 1972 del giornalista politico americano David Broder: “The Party is Over.”

“In una fase di rapida e progressiva accelerazione scientifica, tecnologica, sociale e culturale, i nostri governi e sistemi politici funzionano a rilento. Mentre il trascorrere del tempo ancora non si è fermato, i processi decisionali della politica lo sono.”

Non distante da questa linea, nasce nel 2007 in Italia il Partito Democratico con l’intento di portare il nostro Paese definitivamente fuori dal Novecento e perseguire un completamento delle istituzioni.

Una delle ambizioni che hanno portato alla nascita del PD rimaneva risolvere due nodi importanti che hanno pesato sulla transizione istituzionale italiana, specie dalle riforme elettorali del 1993: il doppio rapporto fiduciario e l’istituzione di un Senato delle autonomie senza il quale è inevitabile il conflitto tra legislatore nazionale e regionale.

Il punto di “non ritorno” lo abbiamo avuto nel 2016 con la riforma costituzionale, quando all’interno dello stesso PD hanno visto la luce i primi comitati del NO.

La notte del 4 dicembre 2016, con i militanti delusi per la sconfitta, si assiste a pezzi di Partito omaggiare l’esito referendario. L’intento di riformare l’ordinamento repubblicano del Paese fallisce. Il ritorno al proporzionale diviene logica conseguenza.

Piaccia o non piaccia, il centrosinistra ha un problema. Su questo ha ragione Giachetti. Un mondo che fino a poco tempo fa è stato rappresentato – composto dalla piccola e media imprenditoria, dal tessuto produttivo della nazione e che di certo non appoggia sovranismi ed estremismi per amore e civiltà di questo Paese – non è stato più coinvolto.

La verità è che in un periodo di cambiamenti epocali senza precedenti su scala internazionale, con la conseguente trasformazione delle categorie politiche storiche, le idee di Matteo Renzi e della Leopolda hanno faticato ad attecchire fino in fondo nel panorama di una certa dimensione culturale e politica del Paese tuttora ancorata al “Secolo breve.”

Mi trovo parzialmente d’accordo con l’editoriale di Panebianco di questa estate. L’aspetto significativo di questa fase è che sia il PD, sia Forza Italia sono nati all’epoca del maggioritario, tarati su quelle logiche richieste e pertanto in un periodo dove il proporzionale induce inevitabilmente ad accentuare e non ad attenuare le divergenze interne alle varie aree.

Ad oggi gli italiani che non prendono parte alle elezioni sono circa 21 milioni. È giunto il tempo di rivedere completamente gli schemi e immaginarsi come nuova offerta politica al centro del sistema politico italiano.

È presente una maggioranza silenziosa, un ceto medio in difficoltà fatto di persone che lavorano, studiano, risparmiano, investono e richiedono risposte politiche concrete per le proprie esigenze.

Per queste ragioni, dopo un’ampia e profonda riflessione e un confronto con chi mi ha sempre sostenuto, lascio con malinconia il Partito Democratico, rimettendo al Segretario del Partito della Provincia di Roma il mio incarico di Segretario del Circolo “Angelo Vassallo” del PD di Anzio e della mia presenza nell’assemblea provinciale del Partito.

Rivendico le numerose iniziative portate avanti sul territorio sotto la mia segreteria: dal bilancio al Porto, dalla richiesta dell’asilo nido alla situazione occupazionale, dal recupero delle aree degradate al rispetto delle quote rosa in consiglio comunale, dalla commemorazione della Giornata della Memoria all’omaggio ai caduti angloamericani per la Liberazione, dalle campagne elettorali agli impegni presi sulle questioni concernenti l’Europa.

In un tempo in cui gli apparati svaniscono e le liturgie arrancano, emerge la necessità di fare Politica per occuparsi in maniera pratica e diretta delle problematiche della nostra comunità. Per questa ragione ho deciso di aderire al percorso che porterà alla costruzione di ITALIA VIVA.

Diventa indispensabile in questa fase storica la ricerca dell’entusiasmo e dell’innovazione, coinvolgendo i giovani, abbandonando le vecchie tutele e i vecchi metodi di costruzione del consenso. La mia generazione ha il diritto di rischiare, di sbagliare, di rialzarsi e di guardare al futuro con coraggio e determinazione senza togliere nulla alle generazioni successive. Questo sarà ITALIA VIVA.

Gabriele Federici

P.S. Ci vediamo alla Leopolda 10!
Nella foto della Sala Maccari al Senato, viene simboleggiata l’Italia trionfante e che riporta la scritta “Sei libera. Sii grande”.

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