Non si è fatta attendere la risposta dell’Assessore ai Servizi Sociali del comune di Anzio Roberta Cafà dopo l’intervento dell’associazione CODICI in riferimento al caso del minore tolto alla famiglia e alle conseguenti accuse, pesanti, pubblicate su Facebook da parte di una cittadina che è stata querelata.
“Sono incredula rispetto alle dichiarazioni dell’Associazione Codici rilasciate attraverso un comunicato stampa a firma della dottoressa Lorenza Esposito, in relazione all’operato degli assistenti sociali in generale, di quelli di Anzio e di questo assessorato – fa sapere Roberta Cafà – Codici dimostra di non avere la minima cognizione di quale sia il percorso di legge che porta il Tribunale dei minori a decidere di togliere un minore dalla custodia dei genitori. Le relazioni degli assistenti sociali, tutti qualificati, sono solo un tassello di un complesso e articolato meccanismo sempre sotto attenta verifica della Magistratura. A nessuno venga in mente – sottolinea l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Anzio Roberta Cafà – che davvero si possa togliere un figlio ad una famiglia per problemi economici. I problemi sono ben più gravi e seri e in questa specifica situazione il Comune più dei familiari ha rispettato il diritto alla privacy del minore in questione. Senza alcuna cognizione – prosegue la Cafà – viene minata la fiducia negli operatori di questo delicato settore mettendone in dubbio l’operato sulla base di segnalazioni giunte alla sua associazione da famiglie problematiche e arriva a parlare di onnipotenza di una categoria sempre a rischio in situazioni delicatissime e di disagio, si arrischia a suggerire che sia l’Amministrazione a dover valutare le segnalazioni di scontento dei cittadini sottoposti al controllo dei servizi sociali quando è evidente che siano gli organi competenti nel settore a dover agire. E per mia esperienza lo fanno con costanza nel rispetto delle indicazioni di legge. Quello che più sconvolge – aggiunge l’assessore ai Servizi Sociali del comune di Anzio – in un quadro così delicato, è la superficialità di un intervento che mira a screditare chi opera nell’esclusivo interesse dei minori, anche con scelte radicali e dolorose. Certi di aver fatto il meglio mettiamo a conoscenza la dottoressa Esposito e l’associazione Codici che prima di ogni iniziativa radicale le famiglie seguono percorsi di genitorialità, aiuto, sostegno. L’allontanamento è la misura estrema quando ogni altro tentativo ha fallito. Il Comune di Anzio, al mio ingresso, aveva la custodia di circa 80 minori, oggi sono la metà. Questo a testimonianza che i percorsi di recupero familiare e reinserimento funzionano e che l’intento unico del Comune e degli assistenti sociali è agire per conto della parte più debole di una famiglia: i figli minori. Per aiutare la cittadinanza a conoscere il ruolo dell’assistente sociale – spiega ancora Roberta Cafà – si sono condivisi dei percorsi nelle scuole con insegnanti, famiglie e cittadini tutti. Si sta cercando di costruire reti di solidarietà e di sostegno dove i cittadini collaborano proprio con gli assistenti sociali affinché si crei ad Anzio una cultura della protezione del minore e dell’integrazione di chiunque sia più fragile. Sappiamo bene, come dice un proverbio africano, che “soli si va più in fretta ma è insieme che si va più lontano”. Ed per questo che esprimo la massima disponibilità, mia personale e dei dipendenti, a far conoscere il nostro operato in un’ottica di trasparenza e rispetto di tutte le posizioni, anche giornalistiche. Bisogna creare cultura e non puntare il dito contro chi ogni giorno lotta con mente e cuore per rendere migliore il piccolo mondo che ci circonda”.
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