Sono due le condanne per la piscina comunale di Anzio. La Corte dei Conti ha condannato l’ex dirigente comunale Silvio Criserà ed il presidente dell’associazione sportiva Anzio Nuoto e Pallanuoto Roberto Busiello a risarcire 166. 378 euro al comune. Le accuse, riguardavano una serie di accertamenti svolti nel novembre del 2107 dalla guardia di finanza di Nettuno riguardanti l’utilizzo per finalità commerciali dei locali, di una delle piscine e degli spazi facenti parte del complesso sportivo della piscina comunale di Anzio, da parte dell’associazione culturale “El Deportivo”. Infatti, questi spazi erano stati adibiti a discoteca e impiegati per cene a bordo piscina, feste private e banchetti. I militari hanno poi quantificato in 172.115 euro l’importo dei canoni di locazione non versati all’ente locale, negli anni di gestione della struttura. In dettaglio, la piscina comunale era stata concessa, dal 2007, all’A.S.D. “Anzio Nuoto e Pallanuoto” che ha esercitato, nel rispetto dello scopo istituzionale, la pratica sportiva del nuoto, ma, sin dall’inizio, ne ha ceduto la gestione nel periodo estivo a “El Deportivo” che, a sua volta, fruiva di un’area di circa 1250 metri quadrati dotata di pista da ballo, zona privé, oltre ad un’ampia area adibita a parcheggio di proprietà del Comune. Trattandosi di un bene pubblico indisponibile, gli impianti sportivi però non potevano (e non possono) essere destinati a finalità differenti e la loro concessione non poteva essere ceduta a terzi. Una situazione determinata dall’adozione di atti amministrativi illegittimi da parte dei responsabili delle due associazioni coinvolte, agevolati dagli incarichi ricoperti nel tempo all’interno del Comune di Anzio, e dalle omissioni di due funzionari dello stesso Ente locale. Per questi motivi su Silvio Criserà è pesata l’accusa di non aver fatto rispettare la convenzione tra l’ente locale e l’associazione sportiva, una condotta a cui ha preso parte anche Roberto Busiello. Questo sistema venuto alla luce, solo dopo l’intervento della magistratura, che ha ritenuto che ci sia stato un comportamento omissivo da parte dell’amministrazione comunale che ha favorito così “l’utilizzo illecito del bene pubblico e concorso alla protrazione di tale situazione indebita” ed ha inoltre quantificato che circa 6000 euro fossero da addebitare “alle inadempienze e ai ritardi nei controlli da parte dei competenti uffici del Comune”
La Corte dei Conti ha convertito la somma di 166378 euro di risarcimento in pignoramento dei beni mobili ed immobili di Criserà.
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