“Direttore Mostarda,
Carissimi Sindaci, Assessori e consiglieri di Antium, oggi ritengo sia giusto utilizzare il nome con cui unificato nacque il nostro territorio, proprio per affrontare insieme, uno dei temi principali che dovrebbe unire la politica, che è quello della salute.
Unirci per difendere un bene primario, che la costituzione italiana all’Art.32 tutela come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
Ed invece noi siamo qui, per combattere le istituzioni che invece di garantirlo, lo stanno smantellando scientificamente ormai da molti anni.
È palese che questo territorio non sia stato al centro dei pensieri di chi ci ha governato ed ancora ci governa e che saltuariamente, al ritmo delle tornate elettorali o delle necessità di partito, come barbari, si calano sul nostro ospedale per depredarlo.
Ma quello che non fecero i barbari lo fecero i piddini, parafrasando Pasquino, a scapito nostro ne hanno tratto vantaggio le lontane terre dei castelli, feudi di molti dei nostri governanti.
Oggi non posso essere diplomatico o politico, si dice cosi nelle occasioni in cui si vuole lasciare una porta aperta, perché c’è da difendere qualcosa che è talmente più grande di noi, ovvero il futuro dei cittadini di Antium.
Ci si è nascosti dietro alla spending review per completare l’opera di demolizione del nostro nosocomio, ma questo infame mandante da solo non basta a spiegare l’obiettivo di qualcuno della declassificazione del nostro ospedale da DEA di primo livello ad ospedale di primo soccorso, perché diciamoci le cose come stanno, questa è la verità.
Se non fosse cosi, spiegatemi perché abbiamo assistito:
1. Ad una continua diminuzione del personale medico, infermieristico e paramedico, si parla di un risparmio sul sistema sanitario per il taglio del personale di almeno 1 miliardo di euro, una spending review che si traduce in disservizi;
2. Al mancato rispetto della proporzione tra abitanti e posti letto, che come stabilito dal D.M. 75/2015, indica una proporzione di 1 p.l ogni 1000 abitanti, che dovrebbe corrispondere a circa 105 p.l. funzionati;
3. All’obsolescenza dei macchinari come la TAC, l’assenza di una RMN, inoltre ancora aspettiamo la colonna laparoscopica e l’endoscopio per le urgenze, come promesso agli allora sindaci Casto e Bruschini;
4. Alla mancanza di anestesisti che influiscono nelle sedute di camera operatoria e che non permettono a questo ospedale di utilizzare l’epidurale nei parti;
5. Alla mancanza di pediatri con la chiusura del reparto, sospesa temporaneamente, con l’invio di due pediatri di 79 e 70 anni ed alla conseguente chiusura di ostetricia e del punto nascita;
6. All’accentramento del reparto di eccellenza di senologia al nuovo ospedale dei castelli;
7. Alla mancanza di ristrutturazione dell’OBI (osservazione breve infermieristica intensiva) sempre promessa agli allora sindaci;
8. All’accorpamento di chirurgia, ortopedia ed otorino, che peraltro dovevano essere supportati dal week surgery, aperto invece 2/3 giorni solo nei mesi terminali del 2018 e chiuso dall’Aprile 2019;
9. Alla mancanza dei 2 posti di patologia neonatale;
10. Alla chiusura da Maggio del 2019 dell’UTIC (unità di terapia intensiva cardiologica);
11. Al degrado del pronto soccorso, con carenza di personale e di strutture, tra cui il citato OBI;
12. A turni estenuanti e riposi non rispettati del personale, motivato con “gettoni compensativi” da 60 €/ora per 6 ore di lavoro. Alla faccia della spending review che non fa assumere ma permette di spremere i lavoratori con l’obolo sostitutivo previsto per 2000 turni in area emergenza, 1750 turni in radiologia, 500 turni in area medica e 300 turni in chirurgia;
13. Al degrado più totale delle strutture, in un luogo che dovrebbe rappresentare l’efficienza e l’eccellenza per manutenzione e pulizia;
14. Assenza di un reparto di emodinamica;
15. Perché dobbiamo ancora assistere allo spostamento del centro analisi a Latina, che comporterebbe la mancanza di risposte in giornata sui prelievi;
16. Perchè dobbiamo assistere al possibile spostamento del day hospital oncologico nel Comune di Marino.
Ditemi se difronte a tutto questo, dobbiamo continuare a credere che ci sia la volontà politica di potenziare il nostro ospedale, che ricordo attraverso anche il bacino di Ardea, rappresentava nella ASL RM6 il 26,89% della popolazione servita.
L’unico modo per continuare a difendere il nostro territorio è dare immediata risposta almeno ai 16 quesiti che ho posto, per poter permettere di tornare a credere che la salute sia un diritto e che i nostri cittadini non siano di serie D.
In ultimo, chiudo con una provocazione sulle colpe anche della politica locale, che non ci rappresenta ormai da troppi anni nelle istituzioni regionali.
Perché questa oggi è la sede dove sollevare il grido di dolore, ma non è il luogo in cui vengono prese le decisioni che determinano le politiche sanitarie del territorio.
Siamo 66 rappresentanti politici, in grado di raccogliere senza nessuna difficoltà le preferenze necessarie all’elezione di almeno due consiglieri regionali del territorio, ed invece non ne siamo stati capaci.
Oggi è giusto chiedere, urlando, i nostri diritti, ma poniamoci in discussione e pensiamo a cosa rinunciare per poterli raggiungere quando ci vengono negati.”
Flavio Vasoli consigliere comunale Anzio
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