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Con Anne Frank, dall’inferno, in paradiso e ritorno

Per qualche giorno mi è stato concesso di abbandonare il quotidiano, fatto di educazione negata, di atti di pura gratuita ignoranza, di eventi per l’apparire, ma anche di gesti belli e di attività virtuose, che non fanno notizia.

Mentre mi trovavo ad Haifa per il XXIII Congresso del EFPM (European Fair Play Movement) che mi assegnava il titolo di “Honorary Member”, insieme all’eroe cipriota Generale Charalambos Lottas, S.G. del Comitato Olimpico ( io secondo italiano per la storia, dopo il fondatore del Movimento, Francesco Gnecchi Ruscone, architetto di vaglia e artefice internazionale del tiro con l’arco) giungeva dai patri lidi, quale fulmine a ciel sereno, la notizia dello sfregio “ calcistico” alla memoria di Anne Frank, simbolo dell’Olocausto.

Era come parlare di corda in casa dell’impiccato, con un tempismo imbarazzante, visto che il tema del Congresso era quello della “Riconciliazione attraverso lo Sport” e il logo prescelto riguardava proprio il football, quale disciplina universale auspicata portatrice di fair play, oltre la competizione. Così mi sono trovato a dover chiedere scusa all’universo mondo per chi è carnefice, ma anche vittima, all’interno di un sistema che non funziona, il nostro, che dovremmo avere il coraggio di prendere per le corna e modificare radicalmente. Penso sempre che l’ignoranza sia la madre di tutte le disgrazie e gratta gratta, se si va in fondo, se si presta attenzione a quanto accade, spesso e volentieri il problema da risolvere è proprio quello, alla radice.

Ma a che vale insistere sulla necessità che l’educazione primaria sia considerata il pilastro essenziale per la costruzione di una società civile, se si intende risparmiare sul bilancio dello Stato, tagliando proprio sull’educazione civica e quella motoria?

Diciamo che la cultura del rispetto, della meritocrazia, del senso corretto di appartenenza e di decoro, la conoscenza come fondamentale alternativa all’ignoranza, fanno fatica ad emergere da una insalata russa di leggi e regole paesane con pretese europee, le stesse che stanno incartando Spagna e Catalogna, posto che l’Europa potrebbe contenerle entrambe se l’Unione fosse effettiva e garante delle diversità confederate, andando oltre i vecchi confini e logiche nazionali.

Ecco perché, tornando a casa con l’amico Giovanni Battista Silvagni, rappresentante di San Marino, nuovo membro tra i quaranta del EFPM, ho ritrovato puntualmente l’inferno con il “senza casa” bruciato a Torino e l’ambulante immigrato linciato da ragazzini a Roma, come conseguenza di un degrado sociale che ci ostiniamo ad ignorare, appunto per mera ignoranza.

 

 

 

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